La normativa italiana in materia (decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36) giunge infatti ben oltre il termine prefissato del 16 luglio 2001, consentendo fino al dicembre 2006 lo smaltimento dei rifiuti inerti, non pericolosi e pericolosi nelle nuove discariche secondo le condizioni e i limiti di accettabilità di una deliberazione ministeriale del 1984. Lo stesso decreto lasciava poi alle regioni il compito di elaborare entro un anno dalla sua entrata in vigore un programma per la riduzione dei rifiuti biodegradabili presenti nelle discariche. I giudici rilevano che lItalia ha deliberatamente scelto di violare le disposizioni comunitarie.
LItalia ha tentato di giustificare le proprie decisioni con lesistenza di motivi tecnici e amministrativi che, nel periodo interessato, avrebbero dovuto anche evitare una situazione di disparità per gli operatori economici beneficiari di autorizzazioni preesistenti alla data di entrata in vigore del decreto legislativo 36/2003. Laspetto più grave delle inadempienze contestate allItalia riguarda la gestione dei rifiuti pericolosi, per i quali l direttiva del 1999 richiedeva lapplicazione di regole più avanzate entro il 16 luglio 2002.
(LG-FF)