Pacchetto Clima ed Energia: Accordo di compromesso raggiunto dell’Unione europea

L’UE ha trovato un’intesa (meglio un “compromesso”) su come affrontare la lotta ai cambiamenti climatici e riconvertire il sistema energetico e industriale verso un’ economia a minor tasso di carbonio. Un testo definito “storico” dal Presidente di turno dell’Unione, Nicolas Sarkozy, ma che ha trovato fortemente critici i rappresentanti delle varie associazioni ambientaliste (da Greenpeace a Legambiente)

Il compromesso raggiunto sul clima a Bruxelles tra i capi di Stato e di Governo mira a ridurre del 20% le emissioni inquinanti entro il 2020.
Ma, come ha dichiarato la rappresentante del WWF Italia, Maria Grazia Midolla, in pratica l’Europa ha deciso di compensare di due terzi delle proprie emissioni di gas serra, di far pagare ai consumatori i permessi per inquinare che le industrie ottengono gratis e di non dare supporto ai paesi poveri n ella lotta al cambiamento climatico.
Secondo Maria Grazia Midolla “al Consiglio Europeo di Bruxelles non abbiamo visto leader, ma solo dei politici europei impegnati nella difesa degli interessi particolari delle proprie industrie. Così facendo hanno danneggiato in modo grave l’idea di Europa, oltre che il pacchetto clima. Oggi i cittadini europei probabilmente sbandiereranno l’ accordo appena raggiunto come un grande successo, mentre in realtà si tratta di un grosso fallimento per le ambizioni e le potenzialità europee. Questa non è certo la nuova rivoluzione industriale che ci aspettavamo l’Europa avviasse. Il risultato di questa corsa al ribasso è che l’Europa ridurrà le proprie emissioni di gas serra molto meno del proclamato target del 20% entro il 2020. Dopo aver guidato la battaglia mondiale contro i cambiamenti climatici, oggi che si profilano le condizioni per vincerla entro il prossimo anno, con gli USA che ritornano in pista e i buoni segnali dalle economie emergenti (addirittura avanti a noi negli investimenti e nella strategia) l’Europa non può tornare indietro”.

Anche Legambiente si trova allineata con le critiche rivolto all’accordo dal WWF Italia, affermando che “l’accordo raggiunto a Bruxelles conferma i tempi e gli obiettivi del pacchetto clima abrogando completamente la posizione italiana, impegnata ad allungare le scadenze in modo da verificare gli esiti di Copenaghen prima di confermare gli impegni. L’Italia ha fatto di nuovo una magra figura – ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -, e seppure quello di oggi si profila come accordo storico, l’esito generale non è certo quello auspicato. Il pacchetto infatti risulta debole rispetto alle direttive ETS – in particolare su alcuni settori tra cui il manifatturiero che pagheranno solo il 20% delle emissioni al 2013 e il 70% al 20°20 con gratuità concessa per il restante 30% – che sull’ Effort Sharing per l’eccessiva quota di “crediti” per interventi di riduzioni delle emissioni realizzabili all’estero.
“L’Europarlamento intervenga – ha continuato Cogliati Dezza – per emendare i punti deboli dell’ accordo in occasi0one cdel prossimo voto a Strasburgo del 17 dicembre”.
L’eurodeputato Alberto Corsini del PSE ha invece ha dichiarato che l’accordo sul pacchetto clima è stato “un successo frutto di fermezza e mediazione, ma anche un successo per l’Europa subito rimbalzato alla conferenza sul clima in corso a Poznan dove partecipa tra gli altri il Premio Nobel per la pace Al Gore e per il Parlamento europeo il presidente della Commissione Cambiamenti climatici Guido Sacconi. I capi di Stato e di governo dei 27 paesi hanno dato il via libera all’accordo, limato all’inverosimile, presentato in extremis alle delegazioni dei paesi dell’ Unione. E questo ha fatto dire a tutti il fatidico si. In questo modo l’Europa rimane il continente all’ avanguardia nella lotta al cambiamento climatico e la porrà in una posizione di forza per i negoziati internazionali sul clima che si apriranno nel dicembre 2009 a Copenhagen. Per raggiungere questo risultato il presidente Sarkosy ha dovuto accontentare un po’ tutti, i tedeschi, gli italiani e i polacchi che già giovedì sera erano comunque soddisfatti dell’ accordo e all’ultimo minuto anche gli ungheresi che ritenevano il meccanismo di solidarietà previsto per aiutare i paesi dell’Est insufficiente.

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