Sacconi: “Era mio dovere agire, non ho compiuto alcun atto violento”
La denuncia, nella quale si ipotizzava la violenza privata aggravata nei confronti dei sanitari della Casa di Cura Città di Udine, era finalizzata, dicono i Radicali, ad accertare in che termini le affermazioni avessero impedito di dar corso al decreto della corte d’Appello di Milano.
Agli atti ci sono, infatti, soltanto le notizie di stampa che riportavano le parole del ministro: “Certi comportamenti difformi da quei principi determinerebbero inadempienze con conseguenze immaginabili” disse Sacconi a chi gli chiedeva se la Casa di Cura Città Udine rischiava di perdere la convenzione con il servizio sanitario nazionale nel caso in cui avesse eseguito la sentenza della Cassazione sullo stop all’alimentazione per Eluana”.
A metà di dicembre il ministero del Welfare aveva emanato un atto di indirizzo in cui si stabiliva che interrompere nutrizione e idratazione delle persone in stato vegetativo persistente non è legale per le strutture pubbliche e private del servizio sanitario nazionale.
Uno stop che ha provocato il passo indietro della clinica di Udine che si era detta disponibile ad accogliere Eluana.
“Il ministro potrebbe assumere provvedimenti che metterebbero a repentaglio l’operatività della struttura, e quindi il posto di lavoro di più di 300 persone, oltre che di quelli delle società controllate, ed i servizi complessivamente erogati alla comunità” si legge in un comunicato della casa di cura. Ovvero, dopo l’atto di indirizzo di Sacconi e le ritorsioni minacciate non possiamo rischiare.
Sacconi, però, si difende. “Era mio dovere agire. Non ho compiuto atti ‘violenti’ per cui attendo fiducioso la rapida conclusione di questa iniziativa giudiziaria, per la quale l’intento dei querelanti appare, esso sì, intimidatorio”
(Red)