FILCEM-CGIL – In arrivo uno “tsunami” occupazionale nel settore chimico-farmaceutico.

In una nota della Filcea-Cgil (Federazione Italiana Lavoratori Chimica Energia Manifatture) si afferma che gli effetti dello “tsunami” finanziario e della crisi economica generale si fanno sentire pesantemente anche nei settori della chimica, del farmaceutico, del manifatturiero. Sono migliaia i lavoratori che rischiano di rimanere senza lavoro.

Secondo Alberto Morselli, segretario generale della Filcem, sono previste nella sola chimica 15.000 lavoratori in fermo impianti, 5.000 in cassa integrazione, oltre un migliaio in mobilità”.
“Una crisi senza precedenti, che sarà lunga e drammatica- afferma ancora Morselli – E le misure per affrontarla sono ancora troppo elementari, secondo la tradizione italiana che, di fronte a situazioni critiche, rinvia sempre le politiche di aggressione”.
In una intervista a Rassegna sindacale n. 3 (gennaio 2009), alla domanda se,come sindacato di categoria, è stato chiesto l’intervento del governo per fronteggiare l’emergenza, Morselli ha risposto che “ non esistono risposte dall’intervento pubblico che diano tranquillità e sicurezza. Vedo solo molta approssimazione. Chiediamo che lo Stato intervenga, trovando le soluzioni per governare una fase che sarà difficile, fatta di sacrifici, che, però,dal nostro punto di vista non deve avere conseguenze per i lavoratori su salario, diritti e opportunità”.
“ La chimica è strategica” –continua Morselli, “ed è di esempio per l’industria del paese. Il governo è efficacissimo a illuderci, ma sempre con proposte di corto respiro, mentre ci vogliono ricette strutturali nel medio-lungo periodo, con gli ammortizzatori sociali necessari, nella fase congiunturale transitoria, ma soprattutto con il rilancio di ricerca, innovazione, brevetti: cose concrete, non fatti aleatori. Bisogna investire sulla capacità innovativa che il paese ha al proprio interno, che finora è stata sommersa e dispersa. La trattativa con il governo dovrebbe contenere tutto ciò, ma l’esecutivo rinvia di continuo le decisioni e rischia di perdere efficacia, in termini di prospettiva future, per uscire al più presto dalla crisi. Entro gennaio, se Palazzo Chigi non ci convocherà. Avvieremo, penso di parlare a livello unitario, la mobilitazione generale di categoria”.
Spostando il discorso sulla strategia dell’ENI che prevede la fuoriuscita dalla chimica nel più breve tempo possibile, il problema del sindacato è garantire la chimica per tutto il secolo. E’una metafora, nel senso che serve un progetto serio e credibile, fatto d’investimenti, valorizzazione del lavoro, di un’imprenditoria che ci crede, di un governo che la favorisce, di procedure amministrative che non siano di ostacolo allo sviluppo, cosa purtroppo assai diffusa in tale settore e non solo”.
Alla domanda di come il sindacato intende contrastare il disegno dell’ENI, Morselli ha risposto affermando che: “Intanto c’è la nostra opposizione: possiamo accettare la smobilitazione di un sito, a patto ai aprirne subito un’altro. Prioritario rimane Porto Marghera, così come, per noi, la Sardegna è l’avamposto del Mediterraneo indispensabile alla filiera nazionale. Continuiamo a importare prodotti chimici, e i ministri che si susseguono, di destra e sinistra, parlano sempre di rilancio del settore, ma registriamo debolezza, paura e titubanza da parte del sistema pubblico a intervenire e a pretendere dall’ENI la realizzazione del suo programma di sviluppo, favorendo gli investimenti e la bonifica dei siti. ED gli enti locali dovrebbero sapere che la chimica è un matrimonio di lunga durata, che creerà opportunità occupazionali anche alle future generazioni”.
Sono poco più di 128.000 gli addetti nel settore dell’industria chimica nel paese, impiegati in 1.500 imprese associate a Federchimica, mentre nell’industria farmaceutica si contano 75.000 addetti nelle 218 aziende associate a Farmindustria. Il biomedicale ha quasi 5000 addetti dislocati in circa 80 aziende. !5.000 invece i lavoratori chimici che lavorano in un migliaio di piccole imprese associate a Unionchimica-Confapi; 25 inoltre le aziende dei coibenti, almeno quelle associate ad Anicta (Confindustria-Federvarie), che hanno alle loro dipendenze quasi 2000 lavoratori: ma il settore della coibentazione termoacustica conta tuttavia più di 150 piccole imprese, molte delle quali a conduzione familiare.

(LG-FF)

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