Per ottenere ciò, l’accordo 2015 deve contenere 4 elementi:
1) indicare la strada verso un’economia globale a basse emissioni
2) contenere degli impegni di mitigazione ambiziosi e vincolanti
3) prevedere delle regole precise ed essere dotato di meccanismi di verifica che consentano di dimostrare e garantire il progressivo raggiungimento degli impegni
4) stabilire un meccanismo per esaminare periodicamente il livello di ambizione delle politiche di mitigazione alla luce della più recenti scoperte scientifiche.
L’accordo 2015 deve essere equilibrato, giusto, robusto ed equo. Dovrò definire un quadro complessivo di lotta al cambiamento climatico, al fine di permettere a tutti noi di adottare le misure necessarie per prepararsi agli inevitabili impatti dei cambiamenti climatici.
L’accordo 2015 deve anche assicurare che i Paesi che ne hanno più bisogno, continuino ad avere il sostegno di cui necessitano.
Siamo venuti a Lima sull’onda dell’entusiasmo che è senza precedenti, generata da recenti annunci positivi ed eventi:
· l’obiettivo europeo di ridurre le emissioni di almeno il 40 % entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990
· la recente comunicazione da parte degli Stati Uniti e la Cina
· Il comunicato da parte del G20 di confermare l’impegno di voler raggiungere un accordo a Parigi
· la capitalizzazione iniziale del Fondo Verde per il Clima
· Il summit dei leader mondiali con il Segretario Generale delle Nazioni Unite di inizio anno che ha dato vita a iniziative solide e a proposte di azioni concrete.
L’Unione Europea è qui per trovare delle soluzioni e possibili indirizzi futuri. Siamo consapevoli che il tempo rimasto è suficiente per raggiungere questo obbiettivo.
Ma siamo soprattutto consapevoli che questo tempo, il tempo che ci separa da Parigi 2015, é l’ultimo tempo che abbiamo se vogliamo evitare conseguenze gravissime per tutto il pianeta e per tutti i popoli.