“Non sono né ottimista né pessimista – ha detto il ministro. Credo però che a Parigi ci siano le condizioni per arrivare a un accordo condiviso”.
Se si tratterà di un accordo vincolante o meno, Galletti ha precisato: “Se per vincolante si intende un accordo con un sistema di sanzioni sulla scia di quanto accade in Europa, non credo che ci sarà. Ma noi lo chiederemo. Chiederemo che a Parigi ci sia qualcosa di simile a quello che c’è in Europa”. Perché l’Europa si presenterà al vertice Onu proprio con un accordo vincolante, come ha notato lo stesso ministro: “Meno 40% di Co2 al 2030, il 27% di rinnovabili, il 27% di efficienza energetica”. Tra gli altri punti del pacchetto, la diminuzione del 50% delle emissioni al 2050 e la neutralità al 2100. Senza trascurare la governance, che secondo Galletti è “quasi più importante rispetto agli obiettivi che ci diamo: il percorso e il monitoraggio degli impegni e dei risultati”.
Il ministro ha poi osservato che, rispetto a Kyoto, si arriva alla Cop21 con una consapevolezza diversa: “Oggi c’è l’impegno da parte del 96% dei Paesi che emettono gas serra. E se tutti si impegnano sulla riduzione, a differenza di Kyoto, non è più un vincolo ma diventa motivo di competitività”.
Al convegno Nens, Galletti ha anche parlato di carbon tax. “Non la amo molto – ha affermato – perché non è progressiva. Non dico no alla carbon tax ma prima aspettiamo di vedere dove va l’Europa, perché la situazione è confusa. Inoltre è il caso di aspettare la direttiva europea sulla fiscalità ambientale”.