Secondo i sindacati confederali è ormai arrivato il tempo di modificare la legislazione sulla previdenza perché le riforme (l’ultima quella della ministra Elsa Fornero) hanno creato una situazione di insostenibilità sociale. Il ripristino della flessibilità nell’accesso al pensionamento può essere una prima risposta, anche se parziale soprattutto per chi svolge i lavori più pesanti e faticosi. Occorre in generale ripensare la normativa estendendo la platea dei beneficiari e i settori coinvolti nel concetto di lavoro usurante e nel contempo rivedere le modalità e i criteri per il calcolo della pensione in modo che i coefficienti di trasformazione (che determinano le effettive rendite previdenziali) riflettano la differente aspettativa di vita delle lavoratrici e dei lavoratori in base all’attività svolta.
Gli obiettivi generali della vertenza unitaria che rilanciano oggi Cgil, Cisl, Uil sono perciò quelli di tutelare le pensioni in essere, rafforzare la previdenza complementare, cambiare le pensioni per dare anche lavoro ai giovani che dovranno avere pensioni dignitose e non da fame come si prevede oggi in base al sistema di calcolo contributivo.
“Il diritto a una vecchiaia serena e ad un efficace sistema di welfare è diventato un privilegio e questo governo ha rotto il patto con il popolo, questa ferita aperta va sanata”. Lo ha detto a Bari, Vera Lamonica, della segreteria nazionale della Cgil, a margine della manifestazione nazionale unitaria dei sindacati confederali. “Sulle pensioni – ha aggiunto la segretaria confederale – c’è una grande ferita aperta nel Paese e nel mondo del lavoro. Dal 2010 con la riforma Fornero, il sistema è stato stravolto con nuove povertà, iniquità di ogni genere ed è stata spezzata la fiducia tra i giovani”.