Iniziamo ragionando su quali rischi possono essere connessi al buon funzionamento di un processo industriale:
– Rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori aziendali e delle altre persone presenti in azienda.
– Rischi per la salute e la sicurezza della popolazione che si trova all’esterno ma nelle vicinanze del sito.
– Rischi per l’ambiente, e in particolare rischi di inquinamento al di fuori del sito.
– Rischi per i clienti che utilizzeranno il prodotto, sia che esso sia un semilavorato, sia che si ratti di un prodotto destinato al consumo.
Questo elenco è solo in apparenza banale; in realtà nasconde un problema di efficienza, perché se torniamo indietro a rivedere cosa si è fatto negli anni scopriamo che:
– La sicurezza sul lavoro è un problema del servizio prevenzione e protezione (che si trova in qualche modo a sostituire il datore di lavoro quando si tratta di identificare i pericoli e valutare i rischi fermo restando il ruolo che successivamente svolge il datore di lavoro nel mettere o non mettere a disposizione le risorse richieste per il controllo dei rischi).
– La sicurezza delle persone al di fuori del sito viene considerata solo se l’azienda ricade nel campo di applicazione della direttiva Seveso, e le metodiche di valutazione dei rischi sono spesso completamente diverse da quelle applicate per la sicurezza e la salute sul lavoro.
– L’ambiente viene considerato principalmente sotto il profilo del controllo delle varie forme di emissione, piuttosto che sotto il profilo delle conseguenze di eventuali incidenti (a meno che, di nuovo, non si cada nel campo di applicazione della direttiva Seveso).
– Il rischio per i clienti viene ancora visto come una questione di qualità.
Se posso esprimere una opinione personale, trovo il contesto attualmente presente in molte aziende un po’ deprimete; la questione principale è che in questa frammentazione si annidano facilmente dimenticanze e contraddizioni.
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