La normativa (europea e nazionale) impone ai gestori delle discariche di evitare la dispersione del biogas in atmosfera, attraverso impianti di aspirazione e l’invio a combustione (sia direttamente in torcia oppure attraverso il recupero energetico in motori in cogenerazione, per la produzione di elettricità e/o calore per il teleriscaldamento).
Al termine dell’attività di gestione delle discariche (e/o anche solo di alcuni moduli) e nel termine di qualche anno dall’avvenuta chiusura, la produzione di biogas diminuisce gradualmente.
In generale, si rileva che il potere calorifico del biogas di discarica in post-gestione diminuisce nel tempo fino ad arrivare ad un contenuto di metano inferiore al 22-25%, concentrazioni che fanno perdere al biogas le caratteristiche di combustibile. Con la diminuzione del contenuto di metano nel gas di discarica, a cui corrisponde un aumento del contenuto di ossigeno, si determinano le condizioni per cui la combustione diviene non più praticabile.
Il D.Lsg. 36/2003 prescrive come unica forma di trattamento del gas di discarica la combustione, senza fornire indicazioni in merito al problema del trattamento del gas di discarica a basso contenuto di metano. Per effettuare il trattamento termico del biogas ed adempire alle attuali prescrizioni normative, al diminuire del contenuto di metano nel gas di discarica sembrerebbe necessario aggiungere gas naturale in modo da aumentare il contenuto di combustibile; tale soluzione porterebbe ad un incremento tariffario della gestione post-mortem delle discariche esaurite oltre che ad un consumo ingiustificato di una risorsa primaria.
Tale progetto nasce quindi con l’intenzione di approfondire le basi scientifiche relative all’ossidazione microbiologica degli inquinanti al fine di redigere linee guida sul trattamento del gas con basso potere calorifico.