I fondi stanziati serviranno ad inserire l’educazione ambientale nelle scuole italiane, dalle primarie fino ai gradi più alti: provengono dal Piano operativo nazionale (Pon) Scuola e serviranno alla formazione degli insegnanti e a progetti specifici per gli studenti, i cui contenuti saranno affidati al Ministero dell’Ambiente.
“Questi soldi – ha spiegato Galletti – servono per incominciare a portare nelle scuole l’educazione ambientale, formando i formatori. Abbiamo bisogno di buoni maestri ambientali che trasmettano contenuti. Bisogna trasformare le buone idee che abbiamo in pratica e insegnarle agli studenti, trasmettere conoscenze che diventano indispensabili anche per il loro futuro professionale”. “L’unico modo per risolvere i problemi ambientali è insegnare ai nostri ragazzi a non fare gli errori che abbiamo fatto noi, che almeno avevamo la scusante di non possedere le conoscenze scientifiche. Se oggi, con quello che sappiamo, non insegniamo l’educazione ambientale, allora siamo davvero colpevoli”.
“E’ un impegno che deriva dalla legge sulla Buona scuola – ha spiegato il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini – che prevede l’introduzione dell’educazione ambientale come uno dei principi guida, non concentrata in un’ ora, ma distribuita in attività formativa dalla primaria ai più alti gradi dell’istruzione”. “La formazione riguarda in modo cruciale anche gli insegnanti – ha aggiunto Giannini – perché c’è bisogno di una classe di docenti che non sia abbandonata a se stessa, alla buona volontà, ma sia inserita in un percorso di formazione strutturale e permanente. Si passa da un’idea di tanti micro progetti diffusi nelle scuole a una visione di sistema che riguarda tutto il sistema educativo”.
In apertura della seconda giornata degli Stati Generali è intervenuto anche il Presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Peter Thomson: “Il mondo ha intrapreso un percorso che lo porterà verso un precipizio di insostenibilità. Possiamo invertire questo cammino se sapremo coniugare obiettivi di sostenibilità con accordo di Parigi. I giovani devono vedere gli obiettivi ONU di sviluppo come un diritto e insieme una responsabilità. Ma come si fa a lottare per diritti e responsabilità se non si conoscono? La risposta è nell’educazione dei giovani”.