Il convegno dedicato al progetto Worklimate, per lo sviluppo dell’attività di ricerca sui rischi di esposizione alle alte temperature outdoor in ambito occupazionale, ha illustrato i risultati dei primi 15 mesi di attività del progetto e si è concluso con una tavola rotonda che ha aperto per una discussione sulle ulteriori implementazioni da sviluppare.
Lo scorso 30 settembre si è tenuto il convegno “Strategie di intervento per contrastare lo stress termico ambientale in ambito occupazionale: primi risultati del progetto WORKLIMATE”. Il progetto di ricerca è stato avviato nel giugno 2020, nell’ambito dei bandi BRIC INAIL 2019 (bando ricerca in collaborazione) e coordinato dal CNR (Istituto di bioeconomia) e INAIL (Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale) con la partecipazione e collaborazione con l’Unità di epidemiologia dell’Azienda Usl Toscana Centro (Firenze); l’Azienda Usl Toscana Sud Est – Laboratorio di sanità pubblica agenti fisici (Siena); il Dipartimento di epidemiologia, Servizio sanitario regionale Lazio\Asl Roma 1 (DIPEINAILPI) (Roma) ed il Consorzio LaMMA (Firenze).
Il progetto ha l’obiettivo generale di approfondire le conoscenze sull’effetto delle condizioni di stress termico ambientale (in particolare del caldo) sui lavoratori, con un’attenzione specifica alla stima dei costi sociali degli infortuni sul lavoro. Il cambiamento climatico sta determinando un aumento della frequenza e dell’intensità delle ondate di calore durante il periodo estivo e si stima che circa il 30% della popolazione mondiale è attualmente esposta a condizioni di caldo particolarmente critiche per la salute, per almeno 20 giorni all’anno. I lavoratori, in particolare quelli che trascorrono la maggior parte delle loro attività all’aperto, sono tra i soggetti più esposti agli effetti del caldo e, in generale, a tutti i fenomeni atmosferici.
L’esposizione quotidiana alle elevate temperature durante la stagione calda rappresenta un tema di grande rilevanza in ambito occupazionale, soprattutto per i lavoratori che svolgono la propria mansione in ambienti non condizionati, esposti per lunghi periodi di tempo alla radiazione solare, in alcuni casi anche a contatto con superfici o macchinari che emettono calore e spesso indossando dispositivi di protezione individuale che rendono difficile la dispersione del calore corporeo. L’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia ed il crescente aumento dell’età media dei lavoratori, accentuano i profili di rischio. Inoltre, dobbiamo considerare che condizioni di caldo intenso sono sempre più frequenti durante la stagione estiva, ma anche nelle stagioni intermedie, in Italia e in molti paesi europei, con particolare riferimento a quelli che si affacciano sul bacino del Mediterraneo.
L’evento è stato l’occasione per discutere dei risultati del progetto Worklimate nei primi 15 mesi di attività, in cui i partner hanno dovuto confrontarsi anche con le limitazioni e le criticità imposte dalla pandemia COVID-19 che in molte occasioni ha limitato alcune delle attività più operative.
Due le attività prioritarie del progetto presentate nel corso del convegno: la prima è in relazione al prototipo di piattaforma previsionale di allerta del rischio caldo per i lavoratori, realizzata nel corso del primo anno di attività, la seconda è relativa allo sviluppo delle conoscenze sulla percezione e la consapevolezza degli effetti del caldo negli ambienti di lavoro. La piattaforma previsionale, seppur in fase di sperimentazione, ha ottenuto grande attenzione dei media e degli amministratori pubblici nel corso di questa estate, in cui le ondate di caldo hanno registrato diverse giornate con superamento dei 40 °C, in molte località italiane. In occasione di queste giornate con livelli di criticità elevata, alcune amministrazioni pubbliche locali hanno infatti deciso di utilizzare gli output del prototipo per introdurre limitazioni alle attività nel settore agricoltura, nello specifico nei campi, nelle fasce orarie con maggior rischio per i lavoratori impegnati in una attività lavorativa intensa all’aperto. Una nota dell’Ispettorato nazionale del lavoro ha introdotto i contenuti del progetto Worklimate tra le fonti informative a cui ci si può riferire per le azioni di contrasto degli effetti del caldo sulla salute dei lavoratori. È quindi emerso in modo piuttosto evidente quanto simili informazioni, ad oggi scarsamente disponibili nel panorama italiano, siano necessarie per incrementare il livello di sicurezza dei lavoratori e proporre strategie di intervento e nuove soluzioni organizzative.
In relazione allo sviluppo delle conoscenze sulla percezione e la consapevolezza degli effetti del caldo negli ambienti di lavoro è stata promossa una indagine online dal titolo “Caldo e lavoro” (annuale) con l’obiettivo di comprendere meglio quanto i lavoratori siano consapevoli dei rischi connessi al caldo in modo da individuare strategie di intervento per ridurre il rischio da caldo per specifici settori occupazionali. È possibile partecipare all’indagine fino al 31 dicembre 2021.
Fonte: INAIL