A caccia dell’amianto ancora sui tetti con le mappe satellitari di Google

Il Comune di Arcore per cercare l’eternit ancora presente sul suo territorio si è affidato alle mappe satellitari di Google disponibili sul web.

L’iniziativa è del Comune di Arcore, che per scovare l’eternit si è affidato alle immagini disponibili sul web.

Dopo la scrematura iniziale al pc, sopralluoghi mirati sul campo hanno permesso di individuare le coperture che contenevano davvero la fibra killer, pari a una superficie di circa centomila metri quadrati.

All’inizio erano soprattutto una curiosità. Poi si è scoperto che potevano essere uno strumento utile nella lotta all’abusivismo edilizio. Ora le mappe satellitari di Google potrebbero giocare un ruolo importante anche per individuare gli edifici che contengono ancora amianto e devono essere bonificati.

A più di 20 anni dalla messa al bando è ancora molto diffuso. L’idea, tanto semplice quanto efficiente ed economica, è venuta all’amministrazione di Arcore, Comune nei pressi di Monza, e potrebbe rivelarsi provvidenziale in un Paese come l’Italia, dove a più di vent’anni dalla messa al bando della fibra killer sono ancora presenti diversi milioni di tonnellate di beni e materiali che la contengono. Il picco di casi per il principale tumore causato dall’esposizione all’amianto, il mesotelioma maligno pleurico, è atteso entro il 2020 o 2025 con 800-1.000 morti l’anno tra gli uomini , mentre mancano o sono ancora imprecise le stime relative alle donne, agli altri organi colpiti dal mesotelioma e alle altre malattie causate dall’amianto.

Il primo censimento delle strutture basato sul loro colore. Per dare la caccia all’amianto, Arcore ha preso spunto dall’esempio delle località che si erano già affidate alle mappe satellitari del colosso di Mountain View per individuare gli abusi edilizi commessi sul proprio territorio. Le immagini del Comune lombardo disponibili in rete risalgono al 2010 e hanno permesso ai tecnici dell’ufficio ecologia, coadiuvati dai colleghi dello sportello infoenergia, di effettuare una scrematura iniziale degli edifici, distinguendo i tetti con colorazione rossa da quelli che risultavano grigi come l’eternit, che potevano rappresentare un pericolo. L’indagine successivamente si è spostata sul campo, con sopralluoghi mirati per verificare se le coperture sospette fossero effettivamente di amianto o di un’altra lega.

I proprietari dovranno mettersi in regola entro il 2016. Grazie ai sopralluoghi, i tecnici del Comune hanno scoperto 220 tetti ancora ricoperti dalla fibra killer, pari a una superficie di circa centomila metri quadrati, e hanno appurato che in alcuni casi le bonifiche erano già state eseguite. La maggioranza dei tetti ancora da bonificare sono quelli di vecchi capannoni industriali nella zona dell’ex Falck e dell’ex Gilera, ma l’elenco comprende anche cascine di campagna, interi condomini, singole case e box. Una volta definita la mappa del rischio, agli uffici del catasto e dell’anagrafe di Arcore è toccato il compito di individuare i proprietari degli edifici, ai quali è stata inviata la richiesta di procedere alla bonifica dell’amianto entro il 2016, come previsto da una legge regionale del 2012.

Fonte: INAIL

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