Aggiornamento dei dati su salari e produttività in Italia e in Europa.

Riportiamo nel link la sintesi del monitoraggio realizzato (e presentato il 19 novembre 2007) dall’IRES – CGIL dal titolo “Salari in difficoltà” sull’andamento di retribuzioni, produttività e distribuzione del reddito in Italia ed in Europa.

Con questa indagine, l’IRES-CGIL presenta il consueto aggiornamento di quei dati e ne vengono confermati i lineamenti di fondo, anche se con alcune modifiche determinate sia dalla mutata congiuntura economica, sia dalle politiche contrattuali svolte e dal cumularsi della questione salariale, con tutte le sue conseguenze.

Anche la Banca d’Italia – sottolineano a ricercatori dell’IRES, grazie alla nuova gestione del Governatore Draghi, si è accorta della realtà dei bassi salari in Italia (tradizionalmente la Banca d’Italia insisteva solo sulla crescita del CLUP), una questione che l’IRES aveva già sottolineato nel corso degli anni scorsi con i Rapporti presentati periodicamente alla stampa. La regione dell’esistenza di bassi salari in Italia non è una novità: essi sono stati relativamente bassi n(rispetto ai maggiori paesi europei) fin dagli anni ’70 e ’80. La stagione di moderazione salariale – anche per gli ostacoli incontrati, come vedremo, da una corretta applicazione dell’accordo del luglio ’93, che è stato uno degli strumenti fondamentali della disinflazione dell’economia italiana e che ha consentito l’ingresso del nostro paese nell’area dell’euro- ha accentuato ulteriormente il problema.

In Italia, i salari reali mantengono dal 1993 ad oggi il potere d’acquisto, ma non crescono oltre l’inflazione. Le retribuzioni di fatto, infatti, registrano una crescita media annua, per l’intera economia del 3,4% a fronte di u n’inflazione del 3,2% (le retribuzioni contrattuali crescono in media anche meno: solo il 2,/%).

Questi tassi di crescita se hanno garantito una difesa del p0otere d’acquisto delle retribuzioni di fatto non hanno certamente consentito una distribuzione dei guadagni di produttività.

Dal 1993 ad oggi, la crescita dei salari è rimasta sostanzialmente in linea con l’inflazione, senza una crescita reale. Ciò a causa di un’inflazione programmata più bassa di quella effettiva; dei ritardi nei rinnovi contrattuali; della mancata restituzione del fiscal drag; della scarsa redistribuzione della produttività.

L’analisi della IRES-CGIL indica poi quei fattori che hanno ostacolato un’applicazione dell’Accordo del luglio ’93 secondo lo spirito con il quale era stato concepito e quindi le ragioni della crescita modesta delle retribuzioni nel nostro Paese.

(LG-FF)

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