Agroalimentare, boom del business illegale

Legambiente presenta un’anticipazione del Rapporto Ecomafia 2015 e denuncia nell’anno dell’Expo un aumento dell’illegalità nel settore agroalimentare del +840% rispetto allo scorso anno.

Legambiente presenta a Expo un’anticipazione del Rapporto Ecomafia 2015 e denuncia un nuovo fronte della criminalità ambientale con più di 21 reati al giorno e un giro d’affari pari a 4,3 miliardi di euro.

L’aggressione al Made in Italy gastronomico nell’anno dell’Expo raggiunge numeri impressionanti. Sono state 7.985 le infrazioni penali accertate nelle varie filiere agroalimentari, oltre 21 reati al giorno, con 14.917 denunce penali e 126 arresti, per un giro d’affari che, tra sequestri e finanziamenti illeciti intercettati dalle forze dell’ordine ha superato i 4,3 miliardi. Un’esplosione vertiginosa del fatturato criminale in uno dei segmenti più importanti del Made in Italy, che supera di ben 8 volte la cifra dell’anno precedente.

Legambiente ha presentato in anteprima a Expo nell’ambito di FestambientExpo i dati sulla filiera illegale agroalimentare del Rapporto Ecomafia 2015 che sarà presentato a Roma il prossimo 30 giugno.

Nel dettaglio, sono state 7.985 le infrazioni penali accertate nelle varie filiere agroalimentari, a fronte di quasi 200mila controlli effettuati dalle forze dell’ordine. Tale attività di controllo ha portato a 14.917 denunce penali e 126 arresti, con il sequestro di beni per un valore stimato di oltre 3,6 miliardi di euro. Cifra che sale a più di 4,3 miliardi se si aggiungono anche il valore delle strutture e dei beni sequestrati, il valore delle sanzioni (penali e amministrative) e i contributi illeciti percepiti. Una vera impennata d’affari, otto volte la cifre dell’anno scorso, che oscillavano intorno ai 500 milioni di euro. Con ben 30 clan mafiosi censisti da Legambiente in questi anni presi con le mani in pasta. La scalata mafiosa spesso approda nella ristorazione, dove gli ingenti guadagni accumulati consentono ai clan di acquisire ristoranti, alberghi, pizzerie, bar, che anche in questo caso diventano posti ideali dove “lavare” denaro e continuare a fare affari.

Ma nel settore agroalimentare non operano solo i clan. Sono sempre tante le storie che danno il solito spaccato di un’imprenditoria truffaldina e pericolosa che viaggia al contrario di come si converrebbe, decisa a calpestare ogni legge per bieco fine di lucro. Un lungo campionario di contraffazioni, adulterazioni, sofisticazioni e truffe, che colpiscono soprattutto i marchi a denominazione protetta, il vanto dell’enogastronomia di qualità.

Impressionante anche il numero di reati rinvenuti nel settore della commercializzazione e lavorazione dei prodotti ittici (oltre ai pesci, crostacei, novellame, molluschi e datteri): sono stati 5.934, hanno portato a 353 denunce penali e al sequestro di prodotti per un ammontare superiore ai 31,6 milioni di euro. Sono state 949 le strutture chiuse e sequestrate e più di 291 milioni i capi e le confezioni sequestrate. Così com’è da sottolineare l’enorme aumento dell’illegalità alla voce “frodi all’Unione Europea”, con il numero di infrazioni penali che sale a quota 65 (l’anno prima erano state 28), accompagnate da ben 3mila denunce penali (non a caso, proprio in questo settore, gli inquirenti hanno intensificato i controlli nel 2014, superando gli 8mila). Il più alto numero di denunce penali è stato riscontrato comunque alle voci carni e allevamenti (761), seguito dalla ristorazione (751), latte e derivati (447), farine, pane e pasta (393).

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