Ambiente Italia 2004: il declino Italia investe l’ ambiente

Questo è ciò che emerge dal Rapporto annuale di Legambiente, presentato alla stampa il 9 marzo scorso.

“Il rischio declino che corre l’ Italia è come una medaglia a più facce, ognuna con due dinamiche autonome ma tutte collegate fra loro. Questo pericolo di un’ inarrestabile ” italian decadence” nasce infatti da un deficit complessivo di politiche, che i numeri a disposizione fotografano implacabilmente nelle sue dimensioni e connessioni” – Questa l’ Italia immortalata da Roberto Della Seta nel Rapporto ” Ambiente Italia 2004″, il rapporto annuale di Legambiente che è stato presentato alla stampa, il 9 marzo scorso, a Roma ed è già disponibile in libreria. I dati riportati nel Rapporto – di cui riportiamo una sintesi nel link – si concentrano in particolare sulle politiche per la qualità ambientale, per l’ innovazione e la conoscenza, per la coesione sociale. ” Una scelta quasi obbligata – ha scritto Della Seta, Presidente della gloriosa associazione ambientalista -, visto che ovunque nel mondo, e soprattutto in Europa, l’ ambiente migliora dove crescono parallelamente tanto la qualità tecnologica che quella sociale, e invece arretra dove non progrediscono la società della conoscenza e le politiche di inclusione sociale. E l’ esito della ricognizione è indiscutibile: le distanze tra Italia e resto d’ Europa in fatto di standard ambientali, tecnologici e sociali, anzi in molti casi di allargano”. Alcuni esempi. Le politiche energetiche e gli impatti sul clima, con il contributo delle fonti fossili alla produzione di elettricità che in controtendenza con tutta Europa aumenta ( dal 78,6% nel 2001 al 79,9 del 2002) e con le emissioni di gas a effetto serra che in undici anni sono aumentate dell’ 8,7% ( contro un – 17,7% in Germania, – 12,4% nel Regno Unito ). Siamo molto più vicini come tendenza agli Stati Uniti che hanno gettato nell’ aria il 20% in più di gas serra. Siamo anche il Paese che investe di meno in ricerca e sviluppo: siamo gli ultimi dell’ area OCSE e spendiamo la metà della media europea. Gli investimenti in innovazione rappresentano l’ 1,11% del PIL, nel 1992 erano l’ 1,18%. Nella classifica della competitività, in un solo anno, dal 2002 al 2003, l’ Italia è passata dal 33° posto al 41° posto.Anche le politiche del welfare lasciano a desiderare, con la spesa sociale al di sotto di 2 punti rispetto alla media europea e il tasso di scolarizzazione anch’ esso ben lontano dagli standard più avanzati. L’ Italia dispone di riserva straordinarie per invertire il declino: per gran parte sono proprio le sue risorse immateriali, sia ambientali che sociali ed umane, dall’ agricoltura di qualità al made in Italy fino alla ricchezza inimitabile del paesaggio culturale. Oggi la via della modernità passa per la valorizzazione di questo intreccio virtuoso e per la piena assunzione di tre grandi priorità di governo: ridurre la dipendenza dei sistemi energetici dal petrolio e dalle fonti fossili e migliorare l’ efficienza degli impieghi di energia, dare impulso alla ricerca e all’ educazione, mettere a frutto il mosaico delle economie e delle identità territoriali.

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