Amianto: Biennale, Nel sarcofago c’è uno scheletro di eternit

Nel sarcofago c’è uno scheletro di eternit: quando l’arte denuncia l’amianto.
Alla Biennale in corso a Venezia un’installazione per buon parte fatta d’asbesto diventa paradigma della distorsione dei rapporti umani e di come errori e cattive intenzioni “intossichino” la vita quotidiana

Nel sarcofago c’è uno scheletro di eternit: quando l’arte denuncia l’amianto.

Alla Biennale in corso a Venezia un’installazione per buon parte fatta d’asbesto diventa paradigma della distorsione dei rapporti umani e di come errori e cattive intenzioni “intossichino” la vita quotidiana

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Dopo Ternitti – il romanzo di Mario Desiati in corsa agli inizi di luglio per la vittoria al Premio Strega, che racconta la storia di una famiglia pugliese in cerca di fortuna in Svizzera e le cui vicende si intrecciano tristemente con i miasmi nefasti della polvere di eternit – anche l’arte figurativa denuncia la presenza dell’amianto nella nostra società e ne fa materia di “provocazione per lanciare un monito sulla necessità di intervenire per debellarne gli effetti nefasti e, insieme, metafora di un mondo dove è essenziale ristabilire rapporti migliori fra gli esseri umani.

L’arte internazionale alla Biennale. “Wir rufen nicht die polizei” (Noi non chiamiamo la polizia): questo il nome dell’installazione che PG-Slis, un giovane artista italo-tedesco, nato a Wuppertal nel 1974 e attivo oggi a Revine Lago, nel trevigiano, espone nel Padiglione nazionale della Repubblica Araba Siriana, sull’isola di San Servolo, nell’ambito della 54° Esposizione internazionale d’arte alla Biennale di Venezia, in programma fino al 27 novembre prossimo.

L’installazione. L’opera raffigura un sarcofago di metallo con all’interno uno scheletro in eternit, immerso in acqua. Il sarcofago è ubicato dentro una piccola stanza buia che funge da cripta, e che ha per sonoro un brano del Vangelo diffuso in maniera ossessiva. “L’eternit è stato messo fuorilegge, ma è ancora molto presente nei nostri luoghi di vita e di lavoro”, commenta Fabio Anselmi, della galleria Leonart Art Dealer che rappresenta l’artista. “L’utilizzo di questo materiale è visto come paradigma dei rapporti umani, di come gli errori e le cattive intenzioni dell’uomo si colgano nella vita quotidiana”.

L’autore. PG-Slis, Pierluigi Slis, ha realizzato le sue prime esperienze artistiche nel mondo dei writers, proseguendo con installazioni e video per l’immagine e la comunicazione di molte aziende di rilievo e lavorando con diverse gallerie in Italia e all’estero

(Fonte INAIL)

(LP)

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