Amianto: condannati manager Philips per morti nel torinese

Vittime da amianto. Due ex direttori dello stabilimento sono stati condannati, dal giudice monocratico di Torino Fabrizia Pironti (che tra l’altro è giudice a latere nel processo Eternit), per omicidio colposo plurimo.
Il giudice ha deciso anche il pagamento di provvisionali per 800 mila euro. Provvisionali di 10 mila euro sono state accordate anche al sindacato Filcem-Cgil e all’Inail

Vittime da amianto. Due ex direttori dello stabilimento sono stati condannati, dal giudice monocratico di Torino Fabrizia Pironti (che tra l’altro è giudice a latere nel processo Eternit), per omicidio colposo plurimo.

Il giudice ha deciso anche il pagamento di provvisionali per 800 mila euro. Provvisionali di 10 mila euro sono state accordate anche al sindacato Filcem-Cgil e all’Inail.

Quattro operai della fabbrica di Alpignano stroncati dal mesotelioma.

Quattro operai della Philips di Alpignano morirono per colpa dell’amianto e un quinto, non appena scoprì di avere il mesotelioma pleurico, si tolse la vita.

Ieri mattina due ex direttori dello stabilimento sono stati condannati, dal giudice monocratico di Torino Fabrizia Pironti (che tra l’altro è giudice a latere nel processo Eternit), per omicidio colposo plurimo.

È stata una causa lunga e complessa in cui il pm Francesca Traverso (del pool di Guariniello) si è battuta fino alla fine in nome di quei dieci morti (ma sei casi sono finiti in prescrizione) a causa di esposizione all’amianto.

Tre anni e sei mesi per Luigi Sandrucci, 80 anni, direttore dello stabilimento dal 1972 al 1980, mentre Franco Spesso, 78 anni, direttore del medesimo stabilimento dal 1980 al 1984, è stato condannato a due anni e sei mesi.

È stato invece assolto, con la formula «per non avere commesso il fatto», Filippo Ferraris, 65 anni, direttore dello stabilimento dal 1990 al 1992.

Un quarto imputato, Giovanni Rosi, direttore dello stabilimento dal 1984 al 1990, è deceduto durante il procedimento.

Il sostituto procuratore pm Francesca Traverso, aveva chiesto sei anni e mezzo di reclusione per Sandrucci e Spesso e quattro anni e mezzo per Ferraris.

I due manager sono difesi dagli avvcoati Valeriano Ferrari e Pino della Rossa. Secondo l’impianto accusatorio, le dieci morti contestate, per mesotelioma pleurico e tumori ai polmoni e alla vescica, sono state provocate dall’esposizione all’amianto e agli idrocarburi policiclici aromatici dello stabilimento, dove venivano prodotte lampadine a incandescenza.

Per tutti gli imputati, tuttavia, il pm aveva chiesto le attenuanti generiche, cosa che aveva fatto cadere in prescrizione l’accusa per sei delle dieci morti.

Il giudice ha deciso anche il pagamento di provvisionali per 800 mila euro. Così suddivisi: 100 mila a ciascuno delle tre vedove e un vedovo, 80 mila a figlio, 40 mila per una sorella e 20 mila per un nipote. Gran parte dei parenti delle vittime e dei malati sono assistiti dall’avvocato Laura D’Amico, che segue peraltro anche le cause civili per i dipendenti i cui casi penali sono andati in prescrizione. «Le loro vedove – chiarisce il legale – si sono presentate da noi quando ormai il reato di omicidio colposo nei confronti dei loro cari non era più perseguibile». Il suicidio dell’operaio colpito dal mesotelioma pleurico è stato, invece, annoverato tra i casi di malattia e non di omicidio colposo.

A pagare in solido con Sandrucci e Spesso è stata condannata, in quanto responsabile civile, la società Dr. Fischer Italy, che ha proseguito l’attività della Philips. Tra le parti civili, il maggior risarcimento – 340 mila euro complessivi a famiglia – è andato ai familiari di Giuseppe Milazzo, morto per mesotelioma pleurico, e Michele Albino, morto per carcinoma polmonare, assistiti dall’avvocato Marco Ottino.

Provvisionali di 10 mila euro sono state accordate anche al sindacato Filcem-Cgil e all’Inail.

(grazia longo – LaStampa.it)

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