Amianto: le nuove modifiche previdenziali apportate al decreto governativo

Le nuove disposizioni illustrate dall’ INPS nella Circolare n. 195 del 18 dicembre 2003. L’ insoddisfazione della Fiom-Cgil.

La Dir. Centr. Prestazioni dell’ INPS ha trasmesso alle proprie strutture operative centrali e periferiche, la Circolare n. 195 del 18/12/03 recante ” Legge 24/11/03, n. 326, di conversione, con modificazioni, del decreto legge 30/09/03, n. 269, art.47. Benefici previdenziali ai lavoratori esposti all’ amianto”. Con questa Circolare, l’ INPS – in attesa che con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’ economia e delle finanze, vengano stabilite le modalità di attuazione dell’ art. 47 come previsto dal comma 6 del medesimo art. 47 – fornisce le indicazioni per la liquidazione dei trattamenti pensionistici in favore dei soggetti ai quali continua ad applicarsi la disciplina previgente nonché per l’ abbandono dell’ azione di recupero degli indebiti pensionistici.Come noto, ai lavoratori esposti all’ amianto per un periodo superiore a dieci anni, il dl 169/93 riconosce un’ agevolazione ai fini pensionistici, consistente nella moltiplicazione dell’ intero periodo lavorativo soggetto all’ assicurazione Inail per il coefficiente pari a 1,5 ( cioè viene aggiunto un anno di contribuzione ogni due, sia ai fini dell’ accesso che della misura della pensione. Il dl n. 269/03, dal 1/04/03, stabilisce la riduzione del coefficiente da 1,5 a 1,25 ( di conseguenza il beneficio dell’ aggiunta di un anno di contribuzione avviene ogni quattro anni, anziché ogni due); inoltre, limita l’ applicabilità del coefficiente solo ai fini della determinazione dell’ importo e non anche per la maturazione del diritto d’ accesso alla pensione. Ma non basta: riduce i soggetti destinatari disponendo che i benefici pensionistici siano concessi esclusivamente ai lavoratori iscritti all’ Inail, o quali, per un periodo non inferiore a dieci anni, siano stati esposti all’ amianto ” in concentrazione media annua non inferiore a 100 fibre/litro come valore medio su otto ore al giorno”. La legge n. 326/03 che ha convertito il dl n. 269/03, ha parzialmente attenuato le suddette (penalizzanti per i lavoratori esposti) novità che sono oggetto, appunto della Circolare Inps. Quindi, l’ esposizione ultradecennale all’ amianto continua a dar luogo al riconoscimento del beneficio pensionistico consistente nell’ applicazione del periodo di esposizione per il coefficiente 1,5, sia ai fini del conseguimento del diritto alla pensione sia ai fini della determinazione del relativo importo nei confronti di quei soggetti che alla data del 2/10/03 avevano acquisito particolari requisiti di cui alle lettere a), b) e c) della circolare. L’ esclusione dai benefici pensionistici di alcune migliaia di lavoratori esposti all’ amianto, soprattutto in ragione delle migliaia di domande presentate all’ Inail e all’ Inps, ha portato la segreteria Fiom-Cgil a dichiarare che ” I provvedimenti adottati dal Parlamento modificano le proposte del governo, ma non tutelano i lavoratori….il rischio all’ esposizione dell’ amianto non è stato risolto, tanto è vero che le tutele dei lavoratori sono state abbassate del 50%. La Fiom, come ha sempre ritenuto necessario, si batte affinchè siano riconosciuti a tutti i lavoratori e a tutte le lavoratrici che, nel corso della propria attività produttiva, siano stati contaminati dalle polveri di amianto. Non esiste un criterio scientifico che determini un’ esposizione ad almeno 100 fibre/litro per 8 ore. La comunità scientifica afferma che una sola fibra inferiore a 5 micron incide sulla pleura provocando il mesotelioma. Fino ad oggi, purtroppo, 1300 casi di decessi sono già stati constatati; l’ Ispesl lo ha riscontrato recentemente insieme all’ Istituto di Superiore di Sanità del Ministero della Salute. Per queste ragioni, la Fiom-Cgil ritiene che i provvedimenti, per quanto modificati dal Parlamento, siano tuttora insufficienti. Bisogna ripristinare il riconoscimento, pari al coefficiente di 1,5, per coloro che hanno un’ attesa di vita inferiore a tutti gli altri lavoratori e a tutti gli altri cittadini italiani”.

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