Analisi dell’impatto dei cambiamenti climatici nel report WWF “Il futuro delle specie in un mondo più caldo”

Il report “Il futuro delle specie in un modo più caldo. Gli effetti del cambiamento climatico
sulla biodiversità nelle zone prioritarie WWF” ha esaminato l’impatto dei cambiamenti climatici su circa 80.000 specie di piante e animali in 35 delle aree tra le più ricche di biodiversità sul pianeta.

Se le emissioni di CO2 continueranno ad aumentare senza controllo, il mondo è destinato a perdere almeno la metà delle specie animali e vegetali oggi custodite nelle aree più ricche di biodiversità. A fine secolo si potrà assistere ad estinzioni locali in alcuni paradisi come l’Amazzonia, le isole Galapagos e il Mediterraneo. Anche rimanendo entro il limite di 2°C posto dall’accordo sul clima di Parigi, si perderanno il 25% delle specie che popolano le aree chiave per la biodiversità.

Il report “Il futuro delle specie in un modo più caldo” esamina l’impatto dei cambiamenti climatici su circa 80.000 specie di piante e animali in 35 delle aree tra le più ricche di biodiversità sul pianeta. La ricerca esplora gli effetti sulla biodiversità alla luce di diversi scenari di cambiamento climatico – dall’ipotesi più pessimista con assenza di tagli alle emissioni e conseguente aumento delle temperature medie globali fino 4.5° C, a quella di un aumento di 2° C, il limite indicato dall’Accordo di Parigi.

Le aree sono state scelte in base all’unicità e varietà di piante e animali presenti. Le savane boschive a Miombo in Africa, l’Australia sudoccidentale e la Guyana amazzonica si prospettano essere tra quelle più colpite. In queste aree gli effetti di un aumento di 4.5° C creerebbe un clima insostenibile per molte specie che oggi vivono in questi paradisi naturali.

Il Mediterraneo è tra le Aree Prioritarie per la biodiversità più esposte ai cambiamenti climatici, in cui basterebbe un cambiamento climatico “moderato” per rendere vulnerabile la biodiversità: anche se l’aumento delle temperature si limitasse a 2° C, quasi il 30% della maggior parte dei gruppi di specie analizzate di piante ed animali sarebbe a rischio. Continuando con gli attuali andamenti, senza cioè una decisa diminuzione delle emissioni di gas serra, la metà della biodiversità della regione andrà persa. L’innalzamento delle temperature probabilmente supererà la variabilità naturale del passato, rendendo questa zona del pianeta un hotspot dell’impatto climatico. Ci si deve aspettare periodi di siccità in tutte le stagioni, con potenziali stress da calore per gli ecosistemi e le specie più sensibili.
Oltre a ciò, l’aumento delle temperature medie e l’irregolarità delle precipitazioni potrebbe diventare la nuova “normalità”, secondo il rapporto, con una significativa riduzione delle precipitazioni nel Mediterraneo, in Madagascar e nel Cerrado-Pantanal in Argentina.

Tra le richieste del WWF al futuro governo in Italia per scongiurare gli scenari climatici peggiori: approvare subito gli strumenti regolatori e legislativi per attuare concretamente e davvero la chiusura delle centrali a carbone per la produzione elettrica entro il 2025 e definire il Piano Nazionale Clima ed Energia, richiesto dalla UE entro quest’anno, e la Strategia di Decarbonizzazione a lungo termine.

Nel complesso, il report mostra che il modo migliore per scongiurare la perdita di specie è mantenere l’aumento globale delle temperature il più basso possibile. L’Accordo di Parigi si impegna a limitare il riscaldamento globale ben al di sotto di 2° C, cercando di tenersi entro 1,5° C, il che aumenterebbe le possibilità di sopravvivenza di molte specie selvatiche.

Fonte: WWF

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