ARPAT: Misure di ritenzione naturale delle acque per proteggere le risorse idriche

All’interno di un progetto pilota, la Commissione Europea ha realizzato una guida che aiuta a migliorare o ripristinare gli ecosistemi e le caratteristiche naturali dei corpi idrici. I mezzi e i processi utilizzati sono naturali.

Le misure di ritenzione naturale delle acque, o più brevemente NWRM (Natural Water Retention Measures), sono in grado di migliorare la capacità di conservazione e lo stato degli acquiferi, del suolo e degli ecosistemi acquatici.

In che modo lo spiega la “Guida in supporto alla selezione, alla progettazione e alla realizzazione delle Misure di ritenzione naturale delle acque in Europa, ovvero “come catturare i molteplici benefici di soluzioni basate su processi naturali”.

Realizzata nell’ambito di un progetto della Commissione Europea, la guida propone metodi che, ripristinando il funzionamento naturale degli ecosistemi, favoriscono la mitigazione dei cambiamenti climatici e migliorano lo stato generale dei corpi idrici, contribuendo così anche al raggiungimento di alcuni degli obiettivi previsti da diverse politiche dell’Unione Europea. Ad esempio, quelli della Direttiva quadro sulle acque (WFD), o della strategia sulla biodiversità, o della carenza di acqua e sulla siccità, o della Direttiva quadro sulla strategia marina (MSFD).

La guida è indirizzata a decisori e portatori di interesse coinvolti nella realizzazione delle NWRM previste nei processi di pianificazione relativi a problemi legati alle fonti idriche, alle alluvioni, alla biodiversità, all’adattamento ai cambiamenti climatici, alla silvicoltura, all’agricoltura o all’urbanistica.

Suddivisa in cinque capitoli, la pubblicazione apre spiegando “Cosa fa di una misura una misura di ritenzione naturale delle acque” (cap. 1), specificando a cosa servono le NWRM:

possono ritenere l’acqua (di ruscellamento o fluviale) oltre alle capacità esistenti dei sistemi, e rilasciarla con una portata controllata o infiltrandola verso le acque di falda;
– utilizzano la capacità di ritenzione dei suoli e degli ecosistemi acquatici per fornire altri miglioramenti ambientali, ad esempio la qualità dell’acqua, la biodiversità, la resistenza e l’adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici;
simulano un processo naturale sebbene non siano sempre misure ‘naturali’ di per sé.

La guida ricorda inoltre che le NWRM possono essere specifiche per settori, come ad esempio l’agricoltura, o applicabili su diversi settori e ambienti rurali e urbani.

Proseguendo, nel secondo capitolo si elencano i motivi principali che possono portare alla scelta delle NWRM:

dare maggiore spazio alla natura, ripristinando o stabilendo funzioni naturali, processi e ecosistemi;
usufruire di molteplici benefici, migliorando le condizioni di vita di persone e settori (ad esempio, riducendo i rischi di alluvione e contemporaneamente migliorando la qualità dell’acqua, o riducendo la necessità di costose infrastrutture per gestire le acque fluviali pur migliorando il paesaggio, ecc.);
contribuire all’ottenimento contemporaneo degli obiettivi di diverse politiche della UE;
fornire soluzioni convenienti, in particolare dal punto di vista dei costi di stabilimento, utilizzo e manutenzione rispetto alle soluzioni ingegneristiche tradizionali e alle infrastrutture antropiche;
ottenere opportunità molteplici di finanziamento, in considerazione anche dell’allineamento agli obiettivi di diverse politiche europee.

Dopo aver affrontato il tema del “Miglioramento del coordinamento delle politiche per ottenere il massimo dalle NWRM nel proprio processo di pianificazione” (cap. 3), fornendo consigli su come identificare le principali sfide di gestione, o come effettuare una preselezione delle NWRM, o come valutarne potenziali impatti o l’efficacia, o come verificarne la fattibilità, la guida passa a spiegare come effettuare la “Selezione, progettazione e realizzazione delle NWRM: precondizioni per assicurarne l’efficacia” (cap. 4)

Fonte: ARPAT

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