La nuova impennata arriva dopo una lieve limatura (a 1648 miliardi di euro) di settembre. Cifra più cifra meno, il rosso delle pubbliche amministrazioni resta immutabile, arrivato a superare il PIL (la ricchezza prodotta in un anno) nel giro di un decennio: quello dei ruggenti anni 80. Allora si arrivò al 120% del Pil. Con una drastica cura di privatizzazioni, si è raggiunta la quota attuale che oscilla tra il 104% e il 106% del Pil.
E così, nel mezzo delle turbolenze finanziarie, ciascuna famiglia si ritrova con un debito sulle spalle di 81mila euro. I neonati italiani nascono già con un fardello di circa 28 mila euro, come denuncia Elio Lannutti, presidente dellAdusbef e senatore dellIdv.
Bene il rosso degli enti locali, che migliora di 2,4 miliardi su base annua, grazie al buon andamento delle amministrazioni autonome (-3,6 miliardi di euro).
La crisi internazionale pesa certamente ha dichiarato leconomista Vincenzo Visco. Anzi la preoccupazione è che questanno tra recessione e deflazione il PIL si muova poco e che quindi il rapporto del debito schizzi in alto. Daltro canto, finchè questo dato resta sopra il 100% è quasi matematico che cresca .
Già il dato sul fabbisogno (che è il rosso di cassa mensile raddoppiato in dicembre faceva prevedere questo andamento.Ma cè unaltra voce, che non è da sottovalutare: landamento delle entrate. Vero che aumentano, come conferma la stessa Bankitalia, con un +2,8% (a quota 344 miliardi di euro) nei primi 11 mesi del 2008. Ma a salire sono le trattenute dei dipendenti. Il resto ristagna, quellaumento copre appena laumento dei prezzi (+2,7%).
I titoli del debito pubblico italiano è detenuto per circa la metà da soggetti stranieri (circa 740 miliardi di euro), che questanno con la crisi in corso potranno scegliere tra Bot e Cct, e ujna valanga di altri titoli pubblici (come il Bund) o garantiti da Stati (come i bond delle banche salvate dai governi stranieri). La competizione di prospetta ardua, anche perché lItalia ha un bilancio pubblico più fragile di quello dei partner europei. Questa la preoccupazione del Tesoro, che ha già provveduto nel c.d. decreto anticrisi a eliminare il tetto ai titoli da offrire nelle varie aste, per avere più margine dazione.
Come è stato evidenziato da alcuni economisti, lItalia ha un grande debito pubblico, ma ha anche una consistente ricchezza delle famiglie che arriva a oltre 8.500 miliardi di euro tra attività reali (immobili e imprese) e finanziarie. Lindebitamento privato è molto limitato (710 miliardi). Siamo lontanissimi dai casi dei subprime americani, o anche dalla Spagna. Il problema italiano stà nella distribuzione di questa ricchezza, che è concentrata in poche famiglie. E anche nella debolezza delle tutele per alcune fasce della popolazione.
La polarizzazione da noi è più forte che altrove. Ma sui numeri complessivi la ricchezza del Paese è innegabile. Sui 710 miliardi di debiti privati, circa 300 sono i mutui ipotecari, mentre il credito al consumo si ferma a 93 miliardi, secondo i dati di Bankitalia relativi al 2007. Quanto alla ricchezza, quegli 8.500 miliardi di euro delle famiglie italiane vanno per metà al 10% della popolazione più ricca. Di contro, la metà più povera si divide solo il 10% (cioè 850 miliardi) della torta che dovrebbe essere più equamente distribuita.
(LG-FF)