Buona pratica per l’Edilizia, approvata dalla Commissione consultiva

La Commissione Consultiva Permanente (Art. 6 D.Lgs. 81/2008) ha approvato una “buona pratica” per il settore edile, denominata “modello Casole d’Elsa

La Commissione Consultiva Permanente (Art. 6 D.Lgs. 81/2008) ha approvato una “buona pratica” per il settore edile, denominata “modello Casole d’Elsa.

Nonostante la presenza di norme specifiche e il notevole impegno profuso per la sicurezza e la prevenzione nel settore delle costruzioni, il numero degli infortuni sul lavoro, spesso mortali, è rimasto sempre elevato nei cantieri edili ed evidente è la necessità di sperimentare nuovi e più efficaci interventi. Pertanto l’occasione di realizzare un’importante opera di ristrutturazione edile, rispettando la salute e la sicurezza dei lavoratori, ha determinato, nel 2000, la progettazione e la
realizzazione, in provincia di Siena, del presente modello di buona prassi: “La Buona Pratica di Casole d’Elsa”.

In seguito ai positivi risultati ottenuti l’Agenzia Europea di Bilbao per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro, OSHA, ha conferito all’iniziativa il premio di Buona Pratica, il Good Practice Award 2001, e il Network Europeo per la Promozione della Salute sul Lavoro, ENWHP, ne ha riconosciuta, nel 2007, la perfetta corrispondenza ai principi di Buona Pratica concedendole anche il proprio sostegno per un’ulteriore diffusione.

Gli obiettivi principali della presente buona prassi possono essere così sintetizzati:
• promozione della salute, sicurezza ed ergonomia nei luoghi di lavoro;
• riduzione degli infortuni e dei rischi per i lavoratori e miglioramento delle condizioni di lavoro;
• eliminazione del lavoro “nero” e irregolare;
• facilitazione del rispetto della normativa vigente;
• miglioramento dell’organizzazione del lavoro e del controllo del cantiere edile;
• aumento della consapevolezza dei lavoratori e degli altri soggetti.

Inoltre viene assunto come elemento essenziale anche il monitoraggio dei dati di cantiere per la verifica dei risultati e per il miglioramento sia dell’efficacia degli interventi di prevenzione che dello stesso modello di buona prassi.

In estrema sintesi il modello di protocollo d’intesa prevede:
– idoneità delle imprese che svolgono i lavori
– conformità alle norme vigenti dei piani di sicurezza e coordinamento e dei piani operativi di sicurezza;
– coinvolgimento dei lavoratori, attraverso gli RLS e le organizzazioni sindacali;
o interventi di formazione ed informazione dei lavoratori;
– raccolta, da parte dei medici competenti delle imprese coinvolte, dei dati sanitari dei lavoratori;
– organizzazione degli interventi di primo soccorso;
– l’adozione per tutti i lavoratori di un cartellino di riconoscimento, registrato dal Comune, che garantisca:
–> la regolarità del rapporto di lavoro, la formazione sugli aspetti di igiene e sicurezza sul lavoro, la conoscenza del lavoro e delle tecniche di intervento specifico, l’idoneità sanitaria;
–> o il monitoraggio dei dati del cantiere.

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