CENSIS, il futuro grigio dei giovani in un Paese che invecchia

Oggi giovani precari, domani anziani poveri: il 65% andrà in pensione con meno di mille euro. La “generazione mille euro” avrà ancora meno a fine carriera. Con pensioni molto basse cosa accadrà in caso di non autosufficienza?

Presentati a Padova i principali risultati della ricerca “L’eccellenza sostenibile nel nuovo welfare. Modelli di risposta top standard ai bisogni delle persone non autosufficienti” realizzata dal Censis in collaborazione con Fondazione Generali.

Oggi il 40% dei lavoratori dipendenti di 25-34 anni ha una retribuzione netta media mensile fino a mille euro e in molti si troveranno ad avere dalla pensione un reddito più basso di quello che avevano a inizio carriera. Il Censis stima che il 65% dei giovani occupati dipendenti 25-34enni di oggi avrà una pensione sotto i mille euro, pur con avanzamenti di carriera medi assimilabili a quelli delle generazioni che li hanno preceduti, considerando l’abbassamento dei tassi di sostituzione. E la previsione riguarda i più fortunati, cioè i 3,4 milioni di giovani oggi ben inseriti nel mercato del lavoro, con contratti standard. Poi ci sono 890.000 giovani 25-34enni autonomi o con contratti di collaborazione e quasi 2,3 milioni di Neet, che non studiano né lavorano. Se continua così, i giovani precari di oggi diventeranno gli anziani poveri di domani.

Il 53% dei millennials (i giovani di 18-34 anni) pensa che la loro pensione arriverà al massimo al 50% del reddito da lavoro. La loro pensione dipenderà dalla capacità che avranno di versare contributi presto e con continuità. Ma il 61% dei millennials ha avuto finora una contribuzione pensionistica intermittente, perché sono rimasti spesso senza lavoro o perché hanno lavorato in nero. Per avere pensioni migliori, l’unica soluzione è lavorare fino ad età avanzata ma il mercato del lavoro lo consentirà? Intanto l’occupazione dei giovani è crollata dal 69,8% di giovani di 25-34 anni occupati nel 2004, al 59,1% nel 2014.
Solo il 35% degli italiani ha paura di invecchiare ma a far paura è la perdita di autonomia. Pensando alla propria vecchiaia, il 43% degli italiani giovani e adulti teme l’insorgere di malattie, il 41% la non autosufficienza. E il 54% degli anziani fa coincidere la soglia di accesso alla vecchiaia proprio con la perdita dell’autosufficienza, il 29% con la morte del coniuge e il 24% con il pensionamento. Pensando a quando saranno anziani e bisognosi di cure, il 32% di giovani e adulti si preoccupa perché non sa bene che cosa accadrà, il 22% è incerto e disorientato, e solo il 16% si sente tranquillo, perché si sta preparando a quel momento con risparmi e polizze assicurative, o semplicemente conta sul supporto della propria famiglia.

In casa propria, accuditi dai familiari o da una badante è questo oggi il modello di assistenza agli anziani non autosufficienti. Le badanti sono più di 700.000 (di cui 361.500 regolarmente registrate presso l’Inps con almeno un contributo versato nell’anno) e costano 9 miliardi di euro all’anno alle famiglie. Finora il modello ha funzionato, per il futuro però potrebbe non essere più un servizio low cost. Sono 120.000 le persone non autosufficienti che hanno dovuto rinunciare alla badante per ragioni economiche e anche quando si ricorre alla badante, l’85% degli italiani sottolinea che è comunque necessario un massiccio impegno dei familiari per coprire giorni di riposo, festivi e ferie.

Oggi le residenze per anziani non piacciono agli italiani. Sono ospiti di strutture residenziali 200.000 anziani non autosufficienti, mentre 2,5 milioni vivono in famiglia, in casa propria o di parenti. Ma 4,7 milioni di anziani sarebbero favorevoli ad andare in residenze se la loro qualità migliorasse. Il 55% di loro pensa che una buona residenza per anziani deve garantire l’accesso rapido alle cure sanitarie e infermieristiche in caso di bisogno, per il 36% deve mostrare una sensibilità speciale per il lato umano degli ospiti, per il 27% deve favorire l’apertura verso l’esterno, per il 23% deve disporre di spazi comuni che incoraggino le relazioni tra gli ospiti.

Fonte: CENSIS

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