CNEL: Rapporto sul mercato del lavoro 2003

L’ 11 novembre scorso, come ogni anno, il CNEL ha presentato il Rapporto sul mercato del lavoro. Il Rapporto del 2003, predisposto dalla Commissione Informazione del Consiglio fotografa la situazione italiana, ma anche alcuni andamenti generali registrati in Europa e nel resto del mondo. Oltre a tracciare un quadro dell’ anno passato e del primo semestre 2004, il Rapporto approfondisce, tra gli altri, il problema della conciliazione tra lavoro e famiglia, ma non solo.

Continuando a procedere in un solco ormai consolidato, la Commissione dell’ Informazione del Consiglio Nazionale dell’ Economia e del Lavoro ( CNEL) ha presentato, lo scorso 11 novembre a Roma, il Rapporto sul mercato del lavoro 2003, che dedica ovviamente attenzione prioritaria alla situazione nazionale italiana, ma non trascura gli andamenti registrati in Europa e nel resto del mondo. Oltre a tracciare un quadro dell’ anno passato e del primo semestre 2004 , il Rapporto approfondisce , tra gli altri il problema delle conciliazione tra lavoro e famiglia, le interrelazioni tra scuola e mercato del lavoro e l’ andamento dell’ occupazione nel settore agricolo. Una parte dello studio analizza poi le tendenze nei Paesi dell’ allargamento dell’ Unione europea. Completano il Rapporto approfondimenti specifici sugli ultimi dieci anni, sull’ inserimento lavorativo degli immigrati, sugli infortuni, sul sistema-moda, sull’ occupazione nel campo delle tecnologie dell’ informazione e comunicazione, sul lavoro a progetto e le prospettive dei co.co.co, sulle carenze di posti e di mestieri, sul rapporto tra licenziamenti e ciclo economico, sulle spese per le politiche del lavoro. Ecco i principali risultati emersi dall’ analisi il cui testo completo ( 412 pagine) può essere consultabile nell’ Area tematica Politiche del lavoro-Mercato del lavoro sul sito www.cnel.it.
Data la grande mole dei dati contenuti nel Rapporto, cercheremo di riepilogare quelli che a nostro avviso ci sembrano i più significativi. Ad esempio leggiamo che l’ Italia resta nelle posizioni di retroguardia della classifica europea per tasso di occupazione ( 55, 6% contro la media del 64, 3%) e, in particolare, per quello femminile ( 37, 9% contro il 55, 2%) e degli “ over 55” ( 28, 9% contro il 40, 1%). Questi dati riflettono le difficoltà di crescita del Paese, evidenziate sia dall’ aumento delle aziende in crisi, delle ore di cassa integrazione e dei lavoratori nelle liste di mobilità, sia dalla diminuizione delle ore lavorate e dell’ utilizzazione degli impianti, ma soprattutto dall’ arresto della dinamica produttiva nell’ ultimo semestre del 2003. L’ andamento del mercato del lavoro ha dato dunque, nel 2003, risultati più contrastanti rispetto al 2002 e minori in confronto agli ultimi anni consecutivi. Il 2003 ci ricorda, quindi, che la creazione di nuovi posti di lavoro non aumenta di per sé la partecipazione al lavoro e che per incentivarla occorrono misure aggiuntive a quelle che servono a favorire la creazione di impiego e rivolte all’ offerta di lavoro. Il 2003 è stato anche l’ anno dell’ entrata in vigore della riforma Biagi. Rispetto al “ Pacchetto Treu”, che aveva introdotto alcuni cardini di “ flessibilità normata”, la legge 30 del 2003 delinea un sistema di “ flessibilità generalizzata” attivato da nuovi soggetti, strumenti e modalità per l’ intermediazione, la somministrazione, la selezione e l’ avviamento della manodopera, per la certificazione dei rapporti di lavoro e per la gestione bilaterale di funzioni pubbliche sul mercato del lavoro . Un mix di “de-regolazione” e di “ri-regolazione”, realizzato con il decreto legislativo 276, che sembra richiedere un adeguato sistema di protezioni che assicuri continuità ad una “ cittadinanza del lavoro “ nella discontinuità dei tragitti lavorativi.
Ci sembra opportuno, infine, richiamare la specifica attenzione sulla novità costituita dalla terza parte del Rapporto ( Il mercato del lavoro in agricoltura) che colma una oggettiva lacuna della letteratura qualificata, dedicandosi a una essenziale investigazione di un comparto alquanto trascurato – e tuttavia significativo – della complessa dimensione occupazionale italiana.

Approfondimenti

Precedente

Prossimo