CNR-IRSA e Greenpeace Italia, pubblicati i risultati di una ricerca sull’uso alimentare di acqua contaminata da PFAS

La cottura dei cibi in acqua inquinata da PFAS contamina gli alimenti e costituisce un rischio per la salute. CNR-IRSA e Greenpeace Italia pubblicano un rapporto tecnico che valuta la presenza di sostanze per- e polifluoroalchiliche in frutta e ortaggi coltivati in ambito domestico su un suolo di storica contaminazione e irrigati con acqua contaminata e in alimenti cucinati con acqua contaminata.

 

Diversi alimenti se cotti in acqua contaminata da PFAS (composti per- e poli-fluoroalchilici), possono diventare a loro volta una fonte di questi pericolosi inquinanti. Lo rivela un’indagine di laboratorio preliminare condotta da Greenpeace Italia e CNR-IRSA, secondo cui la presenza di PFAS negli alimenti cotti in acqua contaminata può essere decine di volte superiore rispetto agli alimenti crudi.
Negli esperimenti realizzati da Greenpeace Italia e CNR-IRSA sono stati lessate porzioni di pasta, riso, carote, patate e manzo in acqua contaminata da PFAS e i risultati della ricerca, sebbene condotta su un numero limitato di campioni e impiegando acqua con livelli di contaminazione molto elevati, hanno evidenziato che, per via dell’evaporazione, la concentrazione di PFAS nell’acqua di cottura aumenta al crescere del tempo di ebollizione. Si sfata quindi un luogo comune secondo cui l’ebollizione ridurrebbe la presenza di inquinanti. Le indagini rivelano inoltre che la presenza di PFAS nei cibi cotti varia in base al tipo di alimento: quelli che in cottura assorbono più acqua, come pasta e riso, mostrano i livelli più elevati di inquinanti.

«I dati diffusi, sebbene necessitino di ulteriori conferme, indicano chiaramente come la cottura di alimenti in acqua contaminata possa diventare una fonte rilevante di PFAS nella dieta umana. Basta una sola porzione di alimenti cotti in acqua contaminata per apportare una quantità di PFAS decine di volte superiore a quella dei corrispondenti alimenti crudi, contribuendo notevolmente, nel caso oggetto di studio, a superare le soglie di assunzione ritenute sicure per la salute umana» dichiara Sara Valsecchi, ricercatrice del CNR- IRSA.

«Questa ricerca evidenzia che l’esposizione della popolazione ai PFAS è stata finora sottostimata e che molte persone, non solo in Veneto ma anche in altre regioni italiane come Piemonte e Lombardia dove è stata scoperta la presenza di questi pericolosi inquinanti nell’acqua, possono essere esposte a contaminazione anche attraverso la cottura dei cibi. Per tutelare efficacemente la collettività, oltre a erogare alla popolazione acqua pulita e priva di PFAS, sono necessari provvedimenti non più rinviabili come il divieto dell’uso e la produzione di queste pericolose sostanze sull’intero territorio nazionale» dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace Italia.

Fonte: Greenpeace

Vai al comunicato stampa…

Vai al rapporto tecnico integrale…

Precedente

Prossimo