– gli aspetti che riguardano formule e modi relativial prolungamento del protocollo di Kyoto
– il funzionamento delFondo verde per il clima (che dovrebbe avere una dotazione di100 miliardi di dollari al 2020).
L’obiettivo rimane quello sancito dalla precedente Cop 16 (a Cancun), di limitare entro idue gradi l’aumento della temperatura media globale rispetto ailivelli preindustriali.
Mentre il nodo dei negoziati verte sullariduzione delle emissioni di gas serra a livello planetario e ladiscussioni su come, e quando, si possa giungere a un accordoglobale.
Si parlerà di lotta alla deforestazione, trasferimentodi tecnologie e strumenti per investimenti ‘green’ nei Paesi invia di sviluppo.
————–
Il parere delle Associazioni ambientaliste
Per Salvatore Barbera di Greenpeace Italia (responsabile della campagna Energia e Clima): “Se i Governi vogliono scongiurare le conseguenze irreversibili dei cambiamenti climatici, devono ascoltare i cittadini, prima ancora dei mercati, e agire nell’interesse della collettività.
A Durban è giunto il momento di dar voce alla gente, non alle multinazionali dell’inquinamento”.
Per Mariagrazia Midulla, WWF Italia (responsabile Policy Clima ed Energia del WWF Italia): Durban deve riportare il mondo alla realtà scientifica del cambiamento climatico e delle sue conseguenze, eliminando anche le scappatoie esistenti.
Le soluzioni alla crisi ambientale saranno anche unimportante opportunità per rilanciare leconomia verso un futuro più sostenibile, equo e sicuro.
Il Wwf prova anche a proporre una scaletta alle potenze mondiali sui possibili risultati di Durban: un accordo vincolante per un secondo periodo di impegni nel quadro del Protocollo di Kyoto nella maggior parte dei Paesi industrializzati possibile, che preveda il picco delle emissioni nel 2015 ed una riduzione dell’80 per cento entro il 2050.
Anche Legambiente dà il suo contributo in vista del summit di Durban, con uno studio realizzato assieme ad AzzeroCO2 e Istituto di ricerche Ambiente Italia.
Lo studio si incentra più sul nostro paese, facendo emergere il quadro di unItalia a metà del guado nelle politiche di efficienza energetica, con piani poco ambiziosi e misure spesso generiche, ma anche segnali estremamente positivi che giungono dagli interventi realizzati in questi anni e, soprattutto, da una potenzialità rilevantissima di risparmi in tutti i settori industriali.
(LP)