Criminalità organizzata e illegalità ambientale

Questo il tema affrontato dal Rapporto Ecomafia 2003 di Legambiente, presentato a Roma il 9 aprile 2003 nel corso di un incontro con Ermete Realacci ed altre del mondo politico e giudiziario.

Il 9 aprile scorso è stato presentato a Roma, nel corso di un incontro che ha visto la partecipazione di Ermete Realacci, presidente nazionale di Legambiente, di Altero Matteoli, Ministro dell’ ambiente e della tutela del territorio, di Paolo Russo, Presidente della Commissione d’ inchiesta sul ciclo dei rifiuti, di Enrico Fontana, responsabile ambiente e Legalità di Legambiente, di Piero Luigi Vigna, procuratore nazionale antimafia e di Enzo Bianco, presidente del Comitato di controllo sui servizi di sicurezza, è stato presentato l’ ottavo Rapporto sulla criminalità organizzata, Ecomafia 2003, redatto dall’ associazione ambientalista che traccia un bilancio dettagliato dei forti interessi criminali che minano il territorio, mettono a rischio la salute dei cittadini, sottraggono risorse a una imprenditoria sana e pulita. Il Dossier – del quale riportiamo nel link la sintesi – riporta, fra l’ altro, alcune cifre sul nuovo abusivismo edilizio: nel 2002 è tornato a sfondare nel nostro Paese il muro delle 30mila costruzioni illegali, esattamente 30.821, secondo le stime elaborate dal Cresme, per una superficie complessiva di 4.204.380 metri quadrati e un valore immobiliare stimabile in 2.182 milioni di euro. L’ incremento rispetto al 2001 è del 9%, ovvero 2.544 case abusive in più.Il 55% del nuovo abusivismo edilizio di concentra nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa ( nell’ ordine, come numero di case illegali, Campania, Sicilia, Puglia e Calabria). Sempre in queste quattro regioni-si legge nel Rapporto-il 26,5% degli immobili costruiti nel 2002 è abusivo, ovvero poco più di una casa su quattro.Secondo l’ analisi di Legambiente, la pericolosità delle imprese mafiose si rifà forza dall’annunciata ripartenza del mercato di opere pubbliche: nel 2002, secondo i dati elaborati dall’ osservatorio sugli appalti dell’ istituto Cresme, i lavori pubblici messi a bando sono stati pari a ben 26.287,77 milioni di euro, il 21,8 % in più rispetto al 2001; nelle quattro regioni citate, a tradizionale presenza mafiosa, l’ ammontare delle opere pubbliche messe a bando è stato di 5.997 milioni di euro, il 45,4% in più rispetto al 2001, con una punta del 65,2% in più registrata in Campania. Insieme all’ impennata dell’ abusivismo edilizio e alle nuove stime di racket degli animali, i cosiddetti investimenti a rischio, che hanno fatto crescere nel 2002 il mercato potenziale dell’ ecomafia, hanno registrato 16.614 milioni di euro, il 16,5% in più rispetto al 2001.Cresce, purtroppo, anche il numero dei clan coinvolti nelle diverse “filiere” dell’ ecomafia: 158, sette in più rispetto al precedente Rapporto.Più in generale resta elevatissimo il numero delle infrazioni ambientali accertate nel nostro Paese (19.453), quello delle persone denunciate (16.651), quello dei sequestri (4.479).Per quanto riguarda il versante ecomafioso del ciclo illegale dei rifiuti, 49 sono state le persone arrestate tra il 2002 e il gennaio 2003, 177 le persone denunciate; 36 le società coinvolte; 12 le regioni interessate dai traffici illegali.

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