Crisi, il Presidente Napolitano lancia l’allarme.

Il Presidente Giorgio Napolitno, ha gettato il sasso nello stagno portando la questione della crisi economica e occupazionale al centro del dibattito politico e facendolo uscire dal pur autorevole ambito degli addetti ai lavori che ha contrassegnato il Workschop Ambrosetti, l’annuale appuntamento in cui si è delineato, a Cernobbio sul Lago di Como, il quadro dell’autunno che stà per incominciare.

Collegato via video con Villa d’Este, sede tradizionale degli incontri di Cernobbio, il Presidente della Repubblica ha usato parole molto chiare: “La crisi – ha affermato – non è terminata, ed è comunque destinata a provocare serie conseguenze sul mercato del lavoro nei prossimi mesi”.

Ancora, ha aggiunto, servono nuove regole “nella convinzione che si debba bloccare il rischio di un ritorno a pratiche e comportamenti come quelli all’origine della crisi attuale”.
Il Capo dello Stato si è, in particolare, intrattenuto sul ruolo dell’Europa nel mondo d’oggi, “un mondo percorso da cambiamenti radicali nei suoi equilibri, e investito da una crisi globale che ha colpito le nostre economie e le nostre società e messo in questione le prospettive del nostro sviluppo”. “Non dobbiamo sottovalutare – ha proseguito Giorgio Napolitano – gli sforzi compiuti e i contributi offerti dall’Unione europea, in primo luogo nel semestre di presidenza francese.

I piani di rilancio allora adottati di fronte al manifestarsi della crisi in tutta la sua gravità hanno dato dei risultati, come hanno sottolineato, nella loro lettera al Presidente di turno del Consiglio, il Cancelliere signora Merkel, il primo ministro Brown e il Presidente Sarkozy. Ed essi hanno ragione nel ribadire che quei piani vanno portati avanti risolutamente, perché “la crisi non è terminata e comunque è destinata a provocare serie conseguenze sul mercato del lavoro nei prossimi mesi”.

Di tenore non molto diverso l’intervento del primo ministro francese Francois Fillon con le prospettive di una “crescita molle – ha sottolineato – non potremmo preservare il modello sociale europeo, né ridurre il nostro debito pubblico”. A questo punto la ricetta passa anche per un’Unione europea più unita, concentrata, ed efficace.

Secondo il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta– che ha delineato le posizioni del governo – “Non vedo – ha affermato – alcuna preoccupazione da questo punto di vista mentre possiamo vedere la fine del tunnel per quanto riguarda il reddito, la fine del tunnel per l’occupazione la vedremo probabilmente all’inizio del 2010, ancorché, tra l’altro, i ricorsi alla cassa integrazione continuino a decrescere, segnale che la svolta c’è stata”. L’autunno difficile dell’occupazione potrà essere socialmente “caldo”? Ci sono rischi di disordini?

Episodi come quelli avvenuti alla Innse di Milano, con gli operai abbarbicati sulla gru a difendere l’occupazione, sono, per il Ministro Brunetta, “fatti marginali e fisiologici: il bilancio della crisi dal punto di vista occupazione – ha messo in evidenza – è di 5-600 mila unità, a fronte di 14 milioni e mezzo di posti di lavoro che sono a stock di occupazione stabile”. Diversa la posizione dell’opposizione. Per l’ex ministro degli Esteri Massimo D’Alema la crisi “lascia aperti problemi enormi”. “Cresce” – ha evidenziato- “la disoccupazione strutturale, cioè di persone di 50 anni che difficilmente potranno trovare altro lavoro.

Occorrono politiche fiscali a sostegno dell’occupazione, che incoraggino la creazione di lavoro, e una politica di assistenza ai disoccupati: non possiamo lasciare le famiglie senza reddito e le persone senza speranza” Anche tra i banchieri e uomini d’impresa non si ignora il problema. L’impatto della disoccupazione sulla pace sociale, secondo l’amministratore delegato di Intesa San Paolo Corrado Passera, “dipenderà dalle capacità che avremo nei vari Paesi di fronteggiare il disagio.

Questo -ha spiegato- vuol dire difesa dei sistemi di welfare che dovranno essere in tanti casi innovati e resi più efficienti”. “Poi probabilmente” – ha detto ancora – “c’è tutta una tematica di fiscalità sui redditi più bassi che dovrà essere affrontata”.

(LG-FF)

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