La fettina di carne che si mette nel piatto ha spesso una storia lunghissima che merita di essere raccontata e che finisce di coinvolgere problematiche solitamente associate ad altri ambiti: polveri sottili, inquinamento da nitrati, gas serra, diritti umani violati.
Ma ciò che sta nel piatto potrebbe raccontare anche una storia completamente diversa fatta di salute, filiera corta, sistemi ecologici e produzioni a basso impatto ambientale.
L’Eco Menù di Greenpeace, rivolto a tutti coloro che vogliono con gesti semplici e concreti dare il loro contributo, si compone di dieci consigli utili per una spesa amica del clima e del pianeta. Indicazioni che in buona consistono nel rimparare il modello alimentare degli avi, quella dieta mediterranea riconosciuta dall’UNESCO come bene protetto e inserito nella lista dei patrimoni orali e immateriali dell’Umanità nel 2010.
La lista della spesa sostenibile in dieci consigli:
1 – Comprare solo frutta e verdura di stagione, biologica e di produzione locale
2 – Ridurre il consumo di carne
3 – Acquistare uova da allevamento biologico all’aperto
4 – Limitare il consumo di latte e derivati
5 – Privilegiare il pesce locale, di stagione e pescato con metodi artigianali
6 – Scegliere la qualità invece della quantità
7 – Eliminare quelle mode alimentari insostenibili per il pianeta
8 – Ripiegare sulle proteine vegetali
9 – Basta imballaggi: meglio lo sfuso
10 – Evitare i cibi processati
Via libera quindi a tante verdure e proteine vegetali di stagione, pochi prodotti di origine animale (ma quei pochi, buoni e genuini), riducendo al minimo gli imballaggi e la “strada” percorsa dal cibo. Farlo significa combattere i cambiamenti climatici, proprio come scegliere di usare meno l’auto, ma significa anche mandare un messaggio all’intero sistema agroalimentare, responsabile ad oggi di un quarto delle emissioni di gas serra globali, e nel quale pochi grandi attori fanno profitti sempre più grandi, mentre le piccole aziende spariscono.
I consumatori possono fare molto per invertire questa tendenza attraverso le scelte quotidiane, rafforzando così anche la pressione nei confronti delle istituzioni italiane ed internazionali affinché compiano delle scelte politiche chiare: utilizzare i fondi pubblici della Politica agricola comune (PAC) per il sostegno delle produzioni ecologiche invece che quelle intensive, approvare una normativa europea per fermare il commercio di carne e materie prime prodotte distruggendo le foreste, e impegnarsi a istituire una rete di santuari marini per proteggere almeno il 30 per cento dei mari.