Fonte Adnkronos Salute
“Il rischio di acquistare alimenti contaminati da diossina in Italia è molto basso, dati i numerosi controlli a cui sono sottoposti tutti i cibi”.
Ma per limitare al massimo il pericolo, “è importante innanzitutto privilegiare cibi provenienti da una filiera corta, dei quali è più facile riconoscere l’origine.
Il consiglio generale è poi quello di variare spesso tipo e fonti di prodotti alimentari”.
“Se ingerita in grandi quantità o anche in piccole dosi ma ripetute e quindi ‘accumulate’ nell’organismo, o ancora se la nostra pelle viene a contatto con essa la diossina può provocare intossicazione acuta e nel tempo tumori anche gravi. Si tratta infatti di una sostanza persistente e non biodegradabile.
Non esiste una dose minima pericolosa, ma il rischio è direttamente proporzionale alla quantità con cui si viene a contatto.
Il rischio è infine legato all’accumulo all’interno della filiera alimentare”.
L’allarme tedesco, secondo Zingales, non deve far preoccupare eccessivamente, ma nemmeno essere preso sottogamba.
“Non tutti i cibi che consumiamo provengono dalla Germania e non tutti contengono diossina, questo è chiaro. Ma l’effetto ‘accumulo’ – avverte Zingales – deve essere tenuto in seria considerazione”.
L’Italia ha comunque dalla sua un sistema di controlli molto efficace, “effettuati da professionisti che fanno capo a Ordini professionali, con un codice deontologico serio e che agiscono per conto dello Stato.
Al contrario, in molti altri Paesi gli esami vengono effettuati dalle aziende stesse o da società e laboratori esterni.
Qui da noi è difficile che un professionista metta una firma falsa su una certificazione di sicurezza: ci rimetterebbe la faccia”.
Certo, “esistono mercati paralleli che immettono in commercio alimenti contraffatti – assicura l’esperto – e su questo problema bisogna tenere gli occhi aperti”. Quello che i cittadini possono fare è comunque “variare il loro menu, non scegliendo sempre gli stessi cibi, conservati dallo stesso supermercato e prodotti dalla stessa ditta”.
Fonte Adnkronos Salute
(LP)