Dossier di Legambiente: Stop al Mercurio

Il 16 giugno scorso, Legambiente –l’associazione ambientalista italiana con la diffusione più capillare sul territorio – ha lanciato una campagna italiana per la riconversione degli impianti cloro – soda a tecnologia più sostenibile, eliminando l’uso del mercurio nelle celle elettrolitiche per la produzione industriale. Infatti, la campagna italiana di Legambiente avrà come motto “Stop al Mercurio” il cui obiettivo ultimo è la riduzione a zero delle emissioni di mercurio nell’ambiente.

“Stop al Mercurio” – il titolo del Dossier di Legambiente il cui testo integrale (stop_al mercurio_dossier_legambiente.pdf) è scaricabile dal sito dell’associazione ambientalista – è la versione italiana della Campagna dell’Eeb – European Environmental Bureau – la federazione delle associazioni ambientaliste europee della quale Legambiente è membro che, in collaborazione con il Gruppo di lavoro internazionale per il bando del mercurio (Ban Hg Wg) , ha dato vita nel 2004 alla campagna europea Zero mercury il cui obiettivo ultimo è la riduzione a zero delle emissioni, della domanda e dell’offerta di mercurio, da tutte le fonti monitorabili, al fine di ridurre al minimo le sue immissioni nell’ambiente, a livello europeo e globalmente.
Nella premessa al Dossier di Legambiente – di cui riportiamo una sintesi nel link- viene sottolineato che il mercurio “lo si usa ancora per estrarre l’oro dalle miniere, per le otturazioni dentali, negli strumenti di misurazione della temperatura e pressione, ma anche per la produzione delle lampade fluorescenti a basso consumo. Se ne consumano nel mondo ancora oltre 3.200 tonnellate all’anno, domanda soddisfatta soprattutto grazie all’estrazione dalle miniere (1.850 tonnellate nel 2004, di cui 625 solo da quella spagnola di Almaden) ma anche all’approvvigionamento derivante dal riciclaggio (650) o recuperando dai sottoprodotti industriali (550). Il mercurio, un metallo pesante che resta ancora oggi un problema ambientale e sanitario, di fatto planetario, che non risparmia nessun paese, in via di sviluppo o industrializzato. E che ha portato l’Unione europea nel gennaio 2005 ad approvare una Strategia comunitaria con l’obiettivo di ridurne la domanda, l’offerta e ovviamente le emissioni nell’ambiente e l’esposizione dell’uomo.
Stando a quanto emerge dall’Eper, il registro europeo sulle emissioni inquinanti, vengono smaltite nell’ambiente ancora quantità spaventose di mercurio: sono state 26 le tonnellate emesse in Europa nel 2001, di cui 24 in atmosfera (di queste oltre 7, pari al 31% del totale, sono state emesse dai grandi impianti di combustione e circa 5, pari al 20% circa del totale, dall’industria metallurgica), mentre 2 sono quelle sversate in acqua. Lo Stato che ha emesso più mercurio in atmosfera è stata la Germania (7,3 tonnellate, pari a oltre il 30% del totale), mentre il nostro Paese ne ha emesse 2,9 tonnellate, pari al 12% del totale europeo in aria, ma ne ha sversati in acqua più di ogni altro Stato.
Uno degli usi più classici del mercurio è nella cella elettrolitica per la produzione industriale del cloro e della soda; nel 2001 in Europa erano ancora 50 i siti chimici che utilizzavano questo metallo
Come catodo produttivo di quasi 6 milioni di tonnellate di cloro.
In questo contesto generale di serio inquinamento da mercurio, l’Italia gioca un ruolo purtroppo importante. Stando ai dati pubblicati dall’Ines, la versione italiana dell’Eper curata da Apat,nel 2004 sono state emesse in atmosfera 2,16 tonnellate di mercurio, di cui 1,13 tonnellate (pari al 52% del totale) dal settore metallurgico, 552 (26%) dagli impianti della chimica inorganica, 174 (8%) dalle centrali termoelettriche.
Il quadro che emerge dal Dossier di Legambiente è, comunque, di sostanziale smobilitazione di questa tipologia di impianti o che hanno iniziato la procedura per cambiare tecnologia. Tra le aziende, hanno iniziato i lavori per la riconversione a membrana gli impianti Solvay di Rosignano (Livorno) e Bussi (Pe).

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