L’utilizzo passato e presente dei mari – dal Baltico al Mediterraneo – si sta facendo sentire, con cambiamenti che vanno dalla composizione delle specie e degli habitat marini fino alla composizione fisico-chimica complessiva dei mari. A questi problemi complessi si aggiunge il cambiamento climatico, che peggiora l’impatto delle altre minacce. La relazione dell’EEA afferma che gli effetti combinati di tali cambiamenti potrebbero arrecare danni irreversibili agli ecosistemi marini. Tuttavia, indica anche segnali di ripresa degli ecosistemi marini in alcune aree, a seguito dell’impegno significativo profuso, spesso durante decenni, per ridurre determinati effetti come quelli causati da contaminanti, eutrofizzazione e pesca eccessiva.
È improbabile che gli Stati membri dell’UE raggiungano in tutte le loro acque, entro il 2020, l’obiettivo del “buono stato ecologico” enunciato dalla direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino dell’UE (MSFD), il principale riferimento normativo dell’UE per la protezione dell’ambiente marino. Tuttavia, da quando la direttiva è in vigore, sono stati compiuti progressi significativi e ottenuti risultati importanti.
“I nostri mari ed ecosistemi marini soffrono a causa di anni di grave sovrasfruttamento e incuria. Potremmo presto raggiungere un punto di non ritorno ma, come conferma la nostra relazione, abbiamo ancora una possibilità di ripristinare gli ecosistemi marini se agiamo in modo deciso e coerente e realizziamo un equilibrio sostenibile tra il modo in cui utilizziamo i mari e il nostro impatto sull’ambiente marino. In questo contesto, la nuova strategia dell’UE sulla biodiversità fino al 2030 e altri elementi del Green Deal europeo rinnovano la speranza di interventi di protezione e ripristino urgenti e coerenti”, afferma Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’EEA.