Secondo i dati riportati nel report “Preventing plastic waste”, elaborato dall’Agenzia Europea per l’ambiente (EEA), la richiesta di plastica sta aumentando nel mondo e in Europa, nel 2017 la richiesta di plastica si fermava a quasi 52 milioni di tonnellate, contro le 46 tonnellate del 2010, il trend di crescita negli ultimi anni è risultato sempre costante.
La produzione di plastica ha raggiunto le 348 milioni di tonnellate nel 2017, con una maggiorazione di 13 milioni di tonnellate negli ultimi anni, l’aumento della richiesta è dovuto soprattutto al fatto che la plastica ha un basso costo e risulta versatile, si adatta a diversi impieghi non solo nel settore degli imballaggi ma anche nel comparto delle costruzioni, delle autovetture e in quello dell’elettronica.
Le diverse applicazioni della plastica incidono sullo smaltimento, se usiamo questo materiale in un imballaggio usa e getta, diventerà un rifiuto in poco tempo ma se lo utilizziamo nell’edilizia, invece, si trasformerà in un rifiuto non prima di 50 anni.
Questo incide anche sulle politiche di prevenzione che devono essere attuate, e che necessitano di essere suddivise in base alla tipologia di plastica e al suo diverso uso in differenti tipi di prodotti.
Il consumo di plastica si riflette inevitabilmente sulla produzione di rifiuti plastici che è anch’essa in aumento, mentre la quota di riciclaggio per questa tipologia di rifiuti si attesta intorno al 30%. Nel 2016 una buona quantità di rifiuti plastici prodotti in Europa sono stati destinati a paesi extra-europei mentre solo il 6% si stima che sia stato riciclato in paesi dell’UE.
Naturalmente i quantitativi di rifiuti plastici prodotti nei diversi paesi europei sono alquanto diversi, come sono differenti le politiche di prevenzione messe in atto. Il report EEA cerca di indagare quali politiche di prevenzione stiano attuando i diversi paesi UE e quali siano le buone pratiche realizzate.
Analizzando i singoli programmi di prevenzione rifiuti dei paesi membri UE, sono emerse 173 misure di prevenzione il 60% di queste riguardano la fase di produzione mentre la restante parte quella del consumo.