E’ uscito in questi giorni un nuovo libro di Marcello Buiatti, presidente della nostra associazione e professore ordinario di genetica presso l’ Università degli Studi di Firenze, dal titolo ” Il benevolo disordine della vita-La diversità dei viventi fra scienza e società” ( UTET Libreria, Torino,pag. 254, 2004, euro 19,50).
Senza diversità si muore. E’ questo il messaggio principale del libro che si potrebbe definire come un elogio scientifico della differenza, un itinerario attraverso la storia della scienza e l’ attualità della vita quotidiana con un’ impostazione scientifica e con un linguaggio chiaro e immediato. La diversità umana è osservata sia dal punto di vista della genetica delle popolazioni sia da quello della diversità acquisita durante la vita, soprattutto per la presenza degli esseri umani di un cervello con aspetti diversi dagli altri Primati. Inoltre, vengono messe in luce numerose bugie genetiche che circolano nei mezzi di comunicazione di massa su presunti singoli geni responsabili delle caratteristiche comportamentali umane. Sul libro, Pietro Greco ha scritto ( l’ Unità, 5 luglio 2004) che: ” Marcello Buiatti non si limita a fornire solidi argomenti per sfatare questi e altri miti. Ma ricorda – elogia – la diversità culturale che contraddistingue le società umane e i suoi singoli membri. Questa ulteriore diversità, che gli uomini acquisiscono nel corso della loro vita, costituisce un valore da preservare in un quadro di reciproco rispetto e tolleranza, ma anche di reciproca conoscenza e interdipendenza. Siamo, dunque, al tema dei ” valori”. La differenza, sostiene Buiatti, non è solo un carattere fondante della vita. La crescita della differenza non è solo una tendenza nel mondo biologico. La diversità è un valore ecologico forte da tutelare. Un valore così forte, aggiungiamo noi, da costituire uno dei parametri con cui misurare la sostenibilità dello sviluppo. Se una certa pratica umana ( sociale o economica) aumenta la diversità ( culturale o biologica) allora, molto probabilmente, è sostenibile. Se una pratica erode la diversità allora, molto probabilmente, non è sostenibile. Perché introduce un ” malevolo ordine” nella dinamica evolutiva della vita”.