Presentato,venerdì 30 gennaio 2004, dal Presidente del noto istituto di studi politici,economici e sociali, la 16a edizione dell’annuale ricerca sull’ evoluzione e i cambiamenti della società italiana.
“Dal ceto medio alla povertà: un rischio che per 2 milioni 400 mila nuclei familiari è diventato concreto nel biennio 2003. Le retribuzioni al palo ed i contemporanei rincari hanno abbattuto il potere d’ acquisto per tutti,in misura particolare per gli impiegati che lo hanno visto sgretolarsi del 19, 7% nell’arco di due anni”. Questo, ed altro ancor meno confortante, viene affermato dall l’EURISPES, il noto istituto di studi politici economici e sociali, nel Rapporto Italia 2004, giunto alla 16a edizione, presentato dal suo Presidente, Gian Maria Fara, venerdì 30 gennaio 2004 nell’Aula Magna della Pontificia Unversità di Roma. Il Rapporto – che da vari anni analizza attraverso percorsi di scrupolosa ricerca, l’ evoluzione e i cambiamenti della società italiana – in questa edizione emerge che il potere d’ acquisto dei ceti medi nel nostro Paese è diminuito di circa il 20% nell’ultimo anno,facendo crollare le speranze degli italiani: infatti i nostri concittadini nutrono poca fiducia nella possibilità di ripresa economica del Paese e la maggior parte di loro ha smesso da tempo, volente o nolente, di risparmiare. Insomma,i ceti medi che sono ” la spina dorsale del paese”, sono oggi a forte rischio di impoverimento. Secondo i parametri riferiti alle fasce di reddito, le famiglie che rischiano di scivolare nella povertà sono il 10% dei nuclei familiari. Quelle già povere sono 2 milioni e mezzo ( 8 milioni di persone). Come spiega il Rapporto di EURISPES di cui riportiamo una sintesi nel link- ,oltre agli impiegati ( -19,7%),la perdita di potere d’ acquisto colpisce anche gli operai ( – 16%), dirigenti ( – 15,4%) e quadri ( – 13,3%).Gli effetti si vedono anche sui consumi, che secondo l’ EURISPES si stanno progressivamente spostando, almeno per le fasce più povere,verso prodotti di sempre minore qualità. ” Gli italiani hanno dovuto fare i conti con un’ inflazione galoppante la cui colpa – ha detto il Presidente Fara – non ricade sull’ euro,ma su mancato intervento per gestire la moneta unica “. Il Rapporto sottolinea anche come un italiano su due percepisca un netto peggioramento della situazione economica. Secondo l’ istituto di studi,se nel 2003 la maggior parte degli intervistati avvertiva un lieve peggioramento dell’ economia italiana,nel 2004 la percentuale sale al 48,2 %.Diminuisce di conseguenza l numero di chi intravede un miglioramento: in tutto poco più del 7%.La percentuale di chi considera la situazione stabile passa invece dal 27,8% del 2003 al 14,4 % di quest’anno. Le elaborazioni sono state condotte su 852.413 profili retributivi. Il quadro appare più completo considerando che il 96,7% degli intervistati lamenta un aumento del carovita nel 2003.E le aspettative,già all’ inizio di quest’ anno, sono improntate al pessimismo: il 59,1 % percepisce un eccessivo rincaro dei prezzi contro il 37,5% rilevato a gennaio dell’anno scorso.
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