Ci vorranno dieci anni, ma la centrale non esisterà più.
E intanto si inaugura la politica della prudenze e della prevenzione: tutto il sistema è sotto analisi.
La Tepco ammette: “Probabile una fusione anche nei reattori Due e Tre”
Fonte: Repubblica it
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Nemmeno i sofisticati robot forniti dagli Usa sono riusciti a capire l’entità dei danni provocati nel più grave incidente nucleare che il Giappone abbia mai vissuto. Per tentare di scoprire cosa sia avvenuto l’11 marzo del 2011, quando un terremoto di 9 gradi ha scosso l’arcipelago del Sol Levante e sollevato in mezzo al Pacifico uno tsunami di 12 metri, i tecnici della Tepco si sono affidati ad una simulazione. Non hanno potuto fare altro: entrare tra quei rottami è impossibile.
Le loro analisi, confuse, spesso contraddittorie, continuamente modificate e aggiornate sulla base di stime, confronti e parametri immessi in un megacomputer, hanno stabilito una prima verità: tre dei quattro reattori che fanno parte di Daiichi sono da buttare via.
Nel numero 1 ci sarebbe stata la fusione del nocciolo, il cuore del processo di fissione. L’altissima temperatura, quasi 250 gradi, dovuta all’interruzione del circuito di raffreddamento per 27 ore, avrebbe fatto sciogliere le barre del combustibile che sono scivolate, come un magma incandescente, in fondo alla copertura interna, quella che avvolge l’anima del reattore.
E poche ore fa la Tepco ha ammesso che una analoga fusione, ma di più lieve entità, potrebbe essersi verificata anche nei reattori 2 e 3.
Si tratta di stime. Il condizionale è d’obbligo.
La materia è complessa, ogni parola va ponderata. C’è in ballo il futuro di un’economia che basa la sua produzione industriale sul 30 per cento dell’energia atomica. Un errore di valutazione, una frase detta alla rinfusa rischia di creare scompiglio, panico, allarme; ma soprattutto di condizionare vita e morte di colossi finanziari che danno lavoro a milioni di persone. Non solo in Giappone.
Stanco di tante incertezze e sorprese successive, il governo di Naoto Kan ha autorizzato la creazione di una Commissione d’indagine indipendente che analizzerà tutta la documentazione raccolta in questi due mesi e mezzo e formulerà le sue valutazioni. E’ guidata da un personaggio famoso qui in Giappone: Yotaro Hatamura, professore emerito dell’università di Tokyo, veterano della ricerca sugli errori umani. Ma c’è un altro team internazionale che svolgerà indagini autonome. E’ composto da 18 esperti di diversi paesi, tra cui sei tecnici dell’Aiea, l’Agenzia per l’atomica di Vienna. Guidata dal britannico Mike Weightman, la delegazione è giunta a Tokyo ieri sera e resterà in Giappone fino al 2 giugno. Il governo ha assicurato che potrà avere accesso a tutto il materiale di analisi prodotto finora. Prima di ripartire consegnerà le sue conclusioni alle autorità nipponiche e preparerà un corposo dossier per la conferenza straordinaria ministeriale prevista a Vienna dal 20 al 24 di giugno. Sarà il primo documento ufficiale che illustrerà cosa è accaduto a Fukushima Daiichi.
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