Greenpeace pubblica il report “Plastica: emergenza fuori controllo”

Una delle maggiori emergenze ambientali è determinata dall’inquinamento da plastica. Nonostante la gravità del fenomeno mancano interventi risolutivi sia a livello politico che industriale come dimostra il rapporto di Greenpeace “Plastica: emergenza fuori controllo” che passa in rassegna tutti i limiti ormai evidenti dell’attuale e insostenibile modello produttivo. Un segnale positivo arriva però dalle Nazioni Unite che avvia i lavori per un trattato globale sulla plastica.

La crisi energetica globale ha messo tutti di fronte al problema della scarsità delle materie prime ed è sempre più chiaro come sia necessario ripensare ai modelli di business e consumo diffusi. L’abuso di plastica usa e getta, quell’insieme di imballaggi e contenitori progettati per diventare in poco tempo un rifiuto difficile da riciclare, è una delle e assurdità più conclamate del sistema attuale ed è peraltro tra le concause di una delle emergenze ambientali più gravi dei nostri tempi: l’inquinamento da plastica. Nonostante la gravità del fenomeno, mancano interventi risolutivi sia a livello politico che industriale.

Nel rapporto “Plastica: emergenza fuori controllo”, diffuso il 31 marzo 2022, Greenpeace passa in rassegna le conseguenze di un modello produttivo che ha mostrato tutti i suoi limiti.
Aziende e governi hanno infatti finora fallito nell’affrontare concretamente la crisi ambientale dovuta all’inquinamento da plastica. La risoluzione approvata dalle Nazioni Unite, che avvia i lavori per un trattato globale legalmente vincolante e che si occupi dei problemi legati all’intero ciclo di vita, è però un buon segno. L’augurio è che si giunga a un trattato sulla plastica con chiare indicazioni sulla riduzione della produzione, a partire dalla frazione monouso, che venga affrontato il problema legato alle migliaia di sostanze chimiche usate per produrla, alcune delle quali cancerogene o con conseguenze negative sul sistema endocrino e ormonale. È necessario tenere in debita considerazione i problemi di giustizia sociale e ambientale.

A partire dagli anni Cinquanta la produzione di materie plastiche cresce senza sosta e, secondo le stime più accreditate, raddoppierà i volumi del 2015 entro il 2030-2035 per triplicarli entro il 2050. In base alle proiezioni la quantità di rifiuti dispersa ogni anno nei mari passerebbe da 8 a circa 29 milioni di tonnellate, nel 2040. Ad aggravare l’inquinamento contribuisce in modo preponderante la frazione monouso, circa il 40% della produzione globale, di gran lunga la più abbondante nell’ambiente. Il sistema di riciclo, da sempre indicato da aziende e governi come principale soluzione, ha mostrato tutti i suoi limiti: di tutta la plastica prodotta nella storia umana solo il 10% è stato correttamente riciclato, il 14% è stato bruciato mentre il restante 76% è finito in discariche già stracolme o disperso nell’ambiente.

L’enorme produzione di rifiuti di plastica non riciclabili, ha generato inoltre un gigantesco traffico internazionale di rifiuti che coinvolge numerose nazioni del Sud del mondo, non dotate di adeguata impiantistica, diventate le discariche della spazzatura occidentale. Considerando che il 99% della plastica deriva da petrolio e gas fossile, il rapporto svela il suo contributo al cambiamento climatico. Oggi, considerando l’intero ciclo di vita, il settore della plastica sarebbe il quinto/sesto stato per emissioni di gas serra. Se le stime di crescita della produzione dovessero essere confermate, diverrebbe il terzo stato per emissioni entro il 2050. Si tratta dei decenni in cui, secondo l’IPCC, si dovrebbe invece dimezzare le emissioni antropiche per contenere il riscaldamento globale entro 1,5°C.

PLASTICA: EMERGENZA FUORI CONTROLLO
RICICLO: UNA SOLUZIONE INEFFICACE PER UNA PRODUZIONE FUORI CONTROLLO
IMPATTI SULLA BIODIVERSITÀ
IMPATTI SUL CLIMA
EXPORT DI RIFIUTI
AZIENDE E GOVERNI: IMPEGNI INSUFFICIENTI
UN TRATTATO GLOBALE PUÒ RISOLVERE IL PROBLEMA

Fonte: Greenpeace

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