Il 50% della frutta contaminata da pesticidi

I risultati di una indagine condotta da Legambiente

Il 21 marzo 2002, Legambiente ha presentato a Padova in anteprima il ” Rapporto pesticidi nel piatto 2002″ dal quale risulta che il 50% della frutta analizzata dalle Agenzie ambientali e dalle Asl risulta contaminata da pesticidi. Su 3502 campioni, infatti, ben 1748 contengono uno o più principi attivi. Nello specifico, ben 584 ( pari al 17% del totale) sono i prodotti con residui di diverse sostanze e 105 sono quelli palesemente irregolari, manifestamente fuorilegge. Un po’ meglio gli ortaggi, con 662 campioni contaminati su 3289 esaminati ( il 20% del totale), di cui 98n con più di un residuo, 524 “regolari” contaminati da un solo principio attivo e 40 prodotti ( l’1,3%) irregolari. La percentuale totale di campioni “irregolari” risulta, inoltre, di fatto raddoppiata rispetto allo scorso anno, passando dall’ 1% all’ 1,8%. ” Il problema messo in luce da questi dati – ha detto Roberto Della Seta , portavoce nazionale di Legambiente – è che la legislazione in Italia, vecchia di oltre 30 anni, non prevede ancora un limite alla somma di più residui nello stesso alimento. In questo modo vengono definiti “regolari” prodotti che possono contenere fino a 6 principi attivi contemporaneamente. Il numero dei prodotti contaminati conferma poi che in Italia continua l’abuso di pesticidi e altri fitofarmaci, compresi alcuni principi attivi come il Clorpirifos, il Procimidone, i Ditiocarbammati, il Benomil, da tempo classificati come cancerogeni all’estero”. Proprio dai dati relativi alle regioni più virtuose, che effettuano quindi i controlli sistematicamente e con puntualità, emergono le situazioni più allarmanti:così in Emilia Romagna troviamo 8 campioni di mele, 9 di pere e 5 di uva da tavola con più di 5 residui. In Friuli Venezia Giulia un campione di radicchio conteneva 4 pesticidi mentre una sola fragola riusciva a contenerne 6. Il Piemonte che quest’anno non ha fornito la differenziazione tra mono e poli residui, ha scoperto ben 48 campioni di frutta dichiaratamente irregolari su 697 prodotti analizzati. Paradossale il risultato delle analisi su 10 campioni di uva da tavola effettuati dai laboratori del Trentino: 2 sono risultati senza residui, uno con un principio attivo, uno con tre diversi principi e ben 6 assolutamente fuorilegge. ” Da uno studio realizzato nel 1999 da ricercatori dell’ ENEA – ha affermato ancora Della Seta – risulta che il rischio cancerogeno per chi consuma prodotti ortofrutticoli contenenti residui chimici è pari ad 1,24 ogni 10000 abitanti nel corso di settantanni. Se il nostro paese vuole compiere davvero una scelta chiara e irreversibile, deve prima di tutto rivedere le norme in materia di residui, vietando tutti i principi attivi considerati cancerogeni dalle maggiori istituzioni sanitarie come OMS e EPA e introducendo limiti specifici per il multiresiduo”. Per opportuna conoscendo, riportiamo nel link i risultati, sempre elaborati da Legambiente, delle analisi elaborati regione per regione.

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