Il futuro della plastica è nell’economia circolare

La relazione “The new plastics economy: rethinking the future of plastics” della Fondazione Ellen MacArthur e del Foro economico mondiale propone l’approccio dell’economia circolare per un cambiamento sistemico dell’intera catena del settore delle materie plastiche.

Attualmente, i costi ambientali dovuti alla produzione e all’utilizzo di plastica superano di gran lunga gli utili globali del settore, ma una “nuova economia della plastica” basata su principi circolari è possibile, secondo un’inedita relazione della Fondazione Ellen MacArthur e del Foro economico mondiale.

La relazione, pubblicata il 19 gennaio 2016, rileva che il costo delle emissioni di gas a effetto serra connesso alla produzione della plastica e l’impatto ambientale dei rifiuti di plastica sono stimati in 40 miliardi di dollari (37 miliardi di EUR) all’anno (ma si tratta di una stima prudente) contro utili annui stimati di 26-39 miliardi di dollari (24-36 miliardi di EUR) derivanti dagli imballaggi di plastica.

I rifiuti di plastica mettono particolarmente a rischio la biodiversità degli oceani; secondo la relazione, se non si interviene, il peso della plastica negli oceani aumenterà rispetto a quello dei pesci con un rapporto che passerà dall’1 a 5 odierno all’1 a 1 nel 2050. La relazione rileva inoltre che, di questo passo, entro il 2050 la produzione di plastica genererà il 15% delle emissioni globali di gas a effetto serra e consumerà il 20% del petrolio.

Nonostante il danno ambientale causato dalla plastica, la maggior parte di essa (gli imballaggi in genere) viene utilizzata una sola volta e circa un terzo dei rifiuti di plastica non viene raccolto né gestito. Ogni anno, la plastica “usa e getta” costa al mondo circa 80-120 miliardi di dollari (74-110 miliardi di EUR) in termini di valore delle materie plastiche andato perso.

Secondo la relazione, un’applicazione rigorosa dei principi dell’economia circolare potrebbe contribuire ad alleggerire l’onere ambientale dei rifiuti di plastica. In particolare, occorre agire per:
– creare un’economia secondaria della plastica allo scopo di incrementarne drasticamente il riciclaggio, il riutilizzo e la compostabilità;
– migliorare la raccolta e la ritrasformazione per ridurre al minimo la dispersione della plastica nell’ambiente e aumentare la biodegradabilità dei materiali come strategia di trattamento della plastica eventualmente non immessa nell’ambiente;
– operare la transizione della produzione della plastica a metodi caratterizzati da basse emissioni di carbonio e da un fabbisogno ridotto di materie prime vergini ricavate da combustibili fossili.

Secondo la relazione, per raggiungere tali obiettivi sarebbero necessarie iniziative politiche e di mercato di rilievo, tra cui la creazione di protocolli globali, un picco di innovazioni su larga scala, una più intensa attività di ricerca per comprendere i flussi della plastica e la creazione di una «visione» della plastica che i responsabili delle politiche dovrebbero adottare.

Secondo quanto affermato da Dominic Waughray, membro del comitato esecutivo del Foro economico mondiale, la relazione “dimostra l’importanza di innescare una rivoluzione nell’ecosistema dell’industria della plastica, cominciando con il mostrare come trasformare il modo in cui la plastica attraversa l’economia”. I settori pubblico e privato e la società civile dovrebbero agire di comune accordo per avviare un intervento su larga scala che superi le modalità attuali di utilizzo della plastica, ha aggiunto Waughray.

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