“Il metano liquido (GNL)” di Diego Cerrone

Pubblichiamo l’approfondimento tecnico “Il metano liquido (GNL)” dell’Ing. Diego Cerrone, Direttore vice dirigente della direzione regionale VV.F. Campania.

Il metano liquido (GNL)

Il futuro del metano liquido è il futuro. La commissione europea lo già sancito a chiare lettere e quel che stabilisce la commissione europea si fa. Stanno già nascendo alcune stazioni che erogano il Gas Naturale Liquido o GNL (o LNG all’inglese!). L’obiettivo è di ridurre la produzione di anidride carbonica e risparmiare qualcosa sui consumi oltre che sullo spazio. Si pensi che un litro di gas metano liquido è pari a seicento litri circa di metano gassoso! Quindi il primo passo è quello di liquefare il gas e non è semplicissimo.

Prima di tutto è necessario raffreddare il gas al disotto della propria temperatura critica che è di -82°C per poterlo liquefare con semplice compressione. In realtà la sostanza viene raffreddata fin quasi alla temperatura di ebollizione a circa -160°C per imporre una pressione di liquefazione minima. Il gas è naturalmente inodore e la sua fase liquida pesa poco più della metà dell’acqua. In fase gassosa, il metano è più leggero dell’aria, ma alle temperature cui è allo stato liquido si presenta, al contrario, più pesante dell’aria stessa, per cui da una perdita in fase liquida bisogna aspettarsi una stratificazione del vapore che rapidamente transita dalla fase liquida a quella aeriforme. Può essere trasportato in cisterna con numero Kemler 223 (gas infiammabile e refrigerato). Il metano è universalmente noto come gas infiammabile, ma, in fase liquida, essendo il metano liquido criogenico, è pericolosissimo esporsi a spruzzi o schizzi della sostanza che può provocare ustioni da freddo a causa della bassa temperatura cui è stoccato; sono indispensabili occhiali e guanti di protezione specifici. In caso d’incendio della fase liquida è sconsigliabile l’uso dell’idrante a getto pieno, meglio l’estintore a polvere o l’acqua nebulizzata. I contenitori esposti alle fiamme vanno raffreddati per pericolo di esplosione. E’ opportuno l’uso dell’autorespiratore in caso di fuga del gas dal contenitore allo scopo di evitare di introdurre nelle vie respiratorie la miscela infiammabile aria/metano e per evitare fenomeni di asfissia in ambienti chiusi.

Negli impianti di stoccaggio del GNL è possibile che lo stoccaggio sia conseguente al processo di liquefazione. Il gas viene prelevato dalla rete e ridotto di pressione, ove necessario, dopo di che, per purificare lo stesso dalla presenza di anidride carbonica e vapore d’acqua, il metano compresso viene dilavato da un flusso controcorrente di un solvente amminico che assorbe l’anidride carbonica depositandosi sul fondo della torre di purificazione. La sostanza viene successivamente introdotta in un essiccatore che elimina le molecole di vapore d’acqua allo scopo di inviare il gas purificato alla linea criogenica. Il gas viene introdotto in uno scambiatore criogenico dove interagisce con azoto precedentemente raffreddato con acqua refrigerata e scende ad una temperatura di circa – 40°C per essere depurato dalle componenti degli idrocarburi più pesanti (come butano e pentano, ad esempio) e poi reintrodotto nello scambiatore fino a raggiungere la temperatura di liquefazione.

Fonte: Associazione Ambiente e Lavoro

Vai all’approfondimento di Diego Cerrone…

Precedente

Prossimo