Il no della BCE alla tassazione dell’oro della BankItalia.

Il Parere della BCE sulla tassazione dell’oro di BankItalia è non solo negativo sotto l’aspetto tecnico, ma decisamente duro quello che, a firma del presidente Jean-Clude Trichet è stato inviato al governo italiano. I presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano ha chiesto e ottenuto che il presidente del Consiglio subordinasse “l’applicabilità della norma sulle disponibilità auree della Banca d’Italia al conseguimento del parere favorevole della Banca Centrale Europea”.

Nel suo parere l’istituto di Francoforte ricorda innanzitutto di avere piena competenza a formulare un parere in virtù dell’articolo 105,paragrafo 4, del Trattato che istituisce la Comunità europea e dell’articolo 2, paragrafo 1, terzo trattino della Decisione 98/415/CE del Consiglio del 29 giugno 1998 relativa alla consultazione della Banca Centrale da parte delle autorità nazionali sui progetti di disposizioni legislative. La norma contestata è l’articolo 14 del decreto-legge 78 del primo luglio 2009 contenente misure per reperire risorse per la finanza pubblica, che viene ora corretto dal nuovo decreto.

Trichet sottolinea che l’articolo contestato darebbe in sostanza luogo a trasferimenti di risorse finanziarie dalla Banca d’Italia al bilancio dello Stato. Questo può essere fatto solo rispettando i limiti stabiliti dal Trattato, in particolare rispettando il principio della banca centrale. E “il principio dell’indipendenza della banca centrale – si legge testualmente nel parere – richiede che nessun soggetto terzo possa aver modo di esercitare un’influenza diretta o indiretta non solo sulle funzioni della banca centrale ma anche sulla sua capacità, intesa sia come capacità operativa, in termini di risorse umane, che finanziaria, in termini di adeguati mezzi finanziari, di assolvere il proprio mandato”. Non solo: Trattato e altre norme europee vietano espressamente anche il finanziamento monetario.

Vietata è la concessione di facilitazioni creditizie dalle banche centrali a istituzioni o organi della Comunità ovvero verso altri Sati membri o ai rispettivi organi del settore pubblico, così come l’acquisto di titoli di debito di tali soggetti. Il senso di questo divieto, spiega ancora l’istituto di Francoforte, è garantire l’obiettivo primario di politica monetaria della stabilità dei prezzi”.

La Banca Centrale europea, il cui parere comunque ha solo valore consultivo per il governo italiano, lamenta anche delle contraddizioni di carattere tecnico non indifferenti, destando preoccupazioni perché dispone la distribuzione di profitti nell’aspettativa di entrate incerte della Banca centrale realizzabili in futuro e oltretutto esclude i diritti di compensazione.

(LG-FF)

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