In un comunicato confidenziale interno pervenuto alla stampa, la Mayer dichiarava che la velocità, la qualità, la comunicazione e la collaborazione vengono spesso sacrificati quando il personale lavora a distanza, anche da casa.
Le migliori decisioni — affermava — sono spesso adottate nel corso di riunioni informali sul luogo di lavoro.
Gli opinionisti hanno evidenziato la palese contraddizione di una azienda informatica che ritiene che le persone debbano essere fisicamente presenti per poter comunicare — specialmente da quando la tecnologia del XXI secolo ha dato la possibilità a molti lavoratori di poter gestire effettivamente il rapporto vita/professione lavorando a distanza.
L’idea secondo la quale i lavoratori devono essere fisicamente presenti in un posto per poter essere in grado di collaborare efficacemente è insita in una interpretazione «vecchia scuola» della gestione dell’azienda, che si fonda in parte sull’assunto secondo il quale non ci si può fidare del personale che lavora da casa.
Tuttavia, non mancano le prove che dimostrato che i telelavoratori tendono ad essere più produttivi e a lavorare più ore rispetto ai colleghi in ufficio.
Secondo un compendio di studi sul telelavoro, alcune importanti aziende — tra le quali Best Buy, British Telecom e Dow Chemical — riferiscono che i telelavoratori sono più produttivi del 35-40%.
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