Immigrazione: modifiche alla normativa sulla cittadinanza

Il Disegno di Legge presentato dal Ministro Amato e approvato dal Consiglio dei Ministri nella riunione del 4 agosto 2006 – che modifica la legge 5 febbraio 1992,n.91 – prevede il passaggio dagli attuali dieci a cinque anni i tempi di residenza in Italia necessari agli immigrati per poter presentare la richiesta di cittadinanza italiana.

Lo ha stabilito il disegno di legge presentato dal Ministro dell’Interno, Giuliano Amato, e approvato dal Consiglio dei Ministri nella riunione del 4 agosto 2006, che modifica la legge 5 febbraio 1992,n.92 recante nuove norme sulla cittadinanza, prevede altresì una serie di paletti necessari “per verificare la serietà delle intenzioni di chi presenta le istanze” e per “escludere afflussi indiscriminati o matrimoni di comodo”.
Il provvedimento interviene anche sullo ius soli: potrà acquisire il diritto alla cittadinanza italiana “chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di cui uno almeno sia residente legalmente in Italia senza interruzioni da cinque anni al momento della nascita e in possessso del requisito residuale previsto per il soggiorno”.
In tutti i casi, meno per i bambini, occorrerà verificare la reale integrazione linguistica e sociale dello straniero nel territorio dello Stato e questo requisito lo abbiano esteso anche a chi sposa un italiano.
La nuova normativa si muove nello spirito della Convenzione europea sulla cittadinanza, sottoscritta dall’Italia a Strasburgo nel 1997 e in attesa di ratifica, che invita gli Stati contraenti a facilitare l’acquisto della cittadinanza da parte degli stranieri in possesso di determinati requisiti e soggiornanti sul nostro territorio.

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