Immigrazione: sono quasi cinque milioni, sempre più parte della società italiana.

Il 26 ottobre scorso, è stata presentata la XXa Edizione del Dossier Statistico Immigrazione, redatto da Caritas italiana, Fondazione Migrantes e Caritas diocesana di Roma da cui risulta che gli immigrati sono quasi 5 milioni – sempre più parte integrante, viva e dinamica della società italiana.

Il Dossier Statistico Immigrazione 2010 di Caritas-Migrantes, giunto quest’anno alla XX edizione e dedicato al tema “per una cultura dell’altro”, riporta dati che indicano che ci sono quasi cinque milioni di “nuovi italiani” i quali contribuiscono all’economia nazionale più di quanto prendano da quest’ultima, e rappresentano “una realtà organica alla società italiana”. E sono oltre 570 mila i bambini considerati “stranieri” che in realtà sono nati in Italia.

“In questi venti anni –afferma il Rapporto – la popolazione immigrata è cresciuta di quasi venti volte, arrivando alla soglia di 5 milioni, ma insieme al numero degli immigrati sono aumentate anche le chiusure”, con una predisposizione negativa da parte della popolazione “autoctona” che pure molto deve alla presenza degli immigrati, nell’economia come nel sostegno al welfare in percentuale, l’Italia è tra i primi Paesi europei per presenza di immigrati, seconda solo alla Germania. In Emilia-Romagna, Lombardia e Umbria gli immigrati superano il 10%. Disomogenea la presenza territoriale: oltre il 60% è al Nord, il w25% al Centro, il 14% circa al Sud. Primi ancora gli immigrati dalla Romania (887.763 residenti), seguono Albania (466.684), Marocco (431.529), Cina (188. 352), Ucraina (174.129), Filippine (123.584).

Gli immigrati contribuiscono alla Produzione del Prodotto Interno Lordo (PIL) per l’11,1%: se mancasse il loro apporto in settori quali l’agricoltura, edilizia, industria, assistenza familiare, “il paese sarebbe impossibilitato ad affrontare il futuro”. “E’quanto ci è stato ricordato il primo marzo 2010 –ricorda il Rapporto – dal “primo sciopero degli stranieri”, ispirato ad una analoga manifestazione francese, con l’astensione dal lavoro e dagli acquisti e la presenza in piazza per far sentire la propria voce”.

Il Dossier evidenzia che “gli immigrati versano alle casse pubbliche più di quanto prendano come fruitori di prestazioni e servizi sociali. Si tratta di quasi 11 miliardi di contributi previdenziali e fiscali l’anno che hanno contribuito al risanamento del bilancio dell’INPS, trattandosi di lavoratori giovani e, perciò, ancora lontani dall’età pensionabile. Essi, inoltre, dichiarano al fisco oltre 33 miliardi l’anno.
Gli immigrati rappresentano circa il 10% sul totale dei lavoratori dipendenti e sono sempre più attivi nell’imprenditoria e nel lavoro autonomo: sono circa 400 mila gli stranieri titolari di impresa amministratori e soci di aziende, ai quali vanno aggiunti i rispettivi dipendenti. Sul fronte salariale, c’è uno scarto rispetto agli italiani: la retribuzione netta mensile nel 2009 è stata di 971 euro per gli stranieri contro i 1.258 degli italiani, con una differenza del 23% a sfavore degli immigrati, più alta di un altro 5% per le donne.

Discriminazione: è ancora presente, e secondo i dati Unar “gli atti di discriminazione, non solo in ambito lavorativo, colpiscono maggiormente gli africani, i romeni, i cinesi, i marocchini, i bangladesi. Ricordiamo per esempio che alcune compagnie di assicurazione praticano gli immigrati polizze RC auto più costose per il cosiddetto “rischio etnico”.
Dal punto di vista degli “intrecci “ demografici e culturali, i numeri indicano come gli immigrati siano parte della società italiana: sono circa 240 mila i matrimoni misti celebrati tra il 1996 e il 2008, quasi 25 mila nell’ultimo anno; più di mezzo milione di persone ha acquistato la cittadinanza (541.995 fra i quali 59 mila nel 2009), i bambini nati direttamente in Italia sono 570 mila.

(LG-FF)

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