Il Rapporto (pubblicato da Il Mulino) contiene dati e analisi derivanti dallesperienza quotidiana di lavoro delle Caritas diocesane e locali, in tutto il Paese. Più in dettaglio, ha una prima parte, curata dalla Fondazione Cancan, che considera le dimensioni territoriali della povertà e le capacità di risposta delle istituzioni, realizzando una comparazione con alcuni stati europei. La seconda parte, curata da Caritas Italiana, approfondisce il legame tra comunità ecclesiale e povertà.
Proprio nella seconda parte, il Rapporto 2010 attesta che nel 2009-2010 si è registrato un aumento medio del 25%, che interessa tutte le regioni dItalia, del numero di persone che si rivolge a Caritas per chiedere aiuto. Ai centri di ascolto continuano a rivolgersi soprattutto stranieri (68,9% degli utenti), ma è cresciuta del 40% la presenza di italiani, così come quella di nuovi utenti (+30%) che si affiancano al ritorno in Caritas (talvolta anche dopo 5-6 anni dallultima visita al centro di ascolto) di vecchie conoscenze.
Lesame dei dati relativi ai bisogni degli utenti conferma lesistenza di forti problemi di povertà economica (65,9%), occupazione (62%) e, in minor misura, alloggio (23,6%), sia tra gli italiani che tra gli stranieri. Appaiono in aumento gli utenti seguiti in modo esclusivo dalla Caritas o da altri soggetti ecclesiali: molti nuovi poveri non sono assistibili economicamente dai servizi sociali, perché nonostante abbiano un tenore di vita molto basso, percepiscono un reddito di partenza (tra cui la pensione), oppure dispongono della casa di proprietà.
Gli operatori Caritas evidenziano, in sintesi, scarsa tempestività degli enti locali nellaffrontare le nuove povertà, unita a mancanza di competenze riguardo alla gestione dei fenomeni di indebitamento.
In base alle esperienze Caritas, appare sempre più difficile estrapolare modelli e percorsi generalizzabili di povertà: le carriere di povertà sono sempre più veloci, complesse, multidimensionali, con frequenti uscite e ritorni in una situazione di disagio sociale. E anche se non si rimane a lungo in condizione di fatica economica, il persistere del fiatone finanziario e il progressivo esaurimento delle risorse determinano situazioni di disagio psicologico e conflittualità intrafamiliare. Infatti, le storie incontrate da Caritas sono sempre meno legate a individui soli e sempre più caratterizzate da un coinvolgimento dellintero nucleo familiare.
Particolarmente vulnerabili sono le persone appartenenti alla fascia di età di mezzo: separati e divorziati, donne sole con prole, occupati con instabilità lavorativa persistente, licenziati e cassintegrati, famiglie monoreddito, donne con difficoltà a rientrate nel mercato del lavoro popo la maternità.
(LG-FF)