In caduta libera-Il Rapporto 2010 Caritas su povertà ed esclusione sociale in Italia.

Col titolo “In caduta libera” mercoledì 13 ottobre 2010 è stato presentato dalla Caritas Italiana-Fondazione “E.Zancan” il decimo Rapporto 2010 sulla “Povertà ed esclusione sociale in Italia dal quale emerge la fotografia di un paese che ricorre sempre più spesso ai centri d’ascolto Caritas: non solo stranieri, e per problemi dell’intero nucleo familiare. Sono gli effetti della crisi. A cui rispondono 365 progetti.

Il titolo “Italia in caduta libera” del decimo rapporto sulla povertà e l’esclusione sociale in Italia realizzato da Caritas Italiana e Fondazione Cancan è tuttaltro che consolatorio. Perché la povertà, nel nostro Paese, era ramificato già prima che l’economia planetaria e nazionale vacillasse, anche a causa dell’assenza di incisive e organiche politiche di contrasto. Ma adesso, a due anni dall’ionizio della crisi finanziaria e della recessione economica, lo scenario si inasprisce, al di là di quanto attestano le rilevazioni statistiche europee.

Il Rapporto (pubblicato da Il Mulino) contiene dati e analisi derivanti dall’esperienza quotidiana di lavoro delle Caritas diocesane e locali, in tutto il Paese. Più in dettaglio, ha una prima parte, curata dalla Fondazione Cancan, che considera le dimensioni territoriali della povertà e le capacità di risposta delle istituzioni, realizzando una comparazione con alcuni stati europei. La seconda parte, curata da Caritas Italiana, approfondisce il legame tra comunità ecclesiale e povertà.

Proprio nella seconda parte, il Rapporto 2010 attesta che nel 2009-2010 si è registrato un aumento medio del 25%, che interessa tutte le regioni d’Italia, del numero di persone che si rivolge a Caritas per chiedere aiuto. Ai centri di ascolto continuano a rivolgersi soprattutto stranieri (68,9% degli utenti), ma è cresciuta del 40% la presenza di italiani, così come quella di nuovi utenti (+30%) che si affiancano al ritorno in Caritas (talvolta anche dopo 5-6 anni dall’ultima visita al centro di ascolto) di “vecchie conoscenze”.

L’esame dei dati relativi ai bisogni degli utenti conferma l’esistenza di forti problemi di povertà economica (65,9%), occupazione (62%) e, in minor misura, alloggio (23,6%), sia tra gli italiani che tra gli stranieri. Appaiono in aumento gli utenti seguiti in modo esclusivo dalla Caritas o da altri soggetti ecclesiali: molti nuovi poveri non sono “assistibili” economicamente dai servizi sociali, perché nonostante abbiano un tenore di vita molto basso, percepiscono un reddito di partenza (tra cui la pensione), oppure dispongono della casa di proprietà.

Gli operatori Caritas evidenziano, in sintesi, scarsa tempestività degli enti locali nell’affrontare le nuove povertà, unita a mancanza di competenze riguardo alla gestione dei fenomeni di indebitamento.

In base alle esperienze Caritas, appare sempre più difficile estrapolare modelli e percorsi generalizzabili di povertà: le carriere di povertà sono sempre più veloci, complesse, multidimensionali, con frequenti uscite e “ritorni” in una situazione di disagio sociale. E anche se non si rimane a lungo in condizione di fatica economica, il persistere del “fiatone” finanziario e il progressivo esaurimento delle risorse determinano situazioni di disagio psicologico e conflittualità intrafamiliare. Infatti, le storie incontrate da Caritas sono sempre meno legate a individui soli e sempre più caratterizzate da un coinvolgimento dell’intero nucleo familiare.

Particolarmente vulnerabili sono le persone appartenenti alla fascia di età di mezzo: separati e divorziati, donne sole con prole, occupati con instabilità lavorativa persistente, licenziati e cassintegrati, famiglie monoreddito, donne con difficoltà a rientrate nel mercato del lavoro popo la maternità.

(LG-FF)

Fonte: Caritas

Approfondimenti

Precedente

Prossimo