A sostenerlo è l’ultimo numero di Dati INAIL, che ha dedicato all’andamento infortunistico del comparto un ampio approfondimento: dal 2005 al 2009 le denunce pervenute all’Istituto sono scese da 6.166 a 4.471. I casi mortali in flessione da 17 a 5 vittime.
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(NdR): Il dato è importante, ma occorre rilevare che:
– molte aziende che trattano prodotti chimici non rientrano nel settore chimico, ma in altri comparti produttivi (es. trasporto, commercio, manufatturiero, …).
– e le Malattie professionali?
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Dai dati pubblicati, dal punto di vista degli incidenti sul lavoro il settore chimico, in Italia, si segnala tra quelli dove si lavora più in sicurezza.
Basti pensare che il rischio di farsi male nelle imprese che operano in questo settore è inferiore addirittura a quello della Pubblica amministrazione.
Il dramma all’Eureco – al di là della sua indiscutibile tragicità – non toglie, dunque, che il comparto chimico sia tra quelli più sicuri.
Dal 2005 al 2009 le denunce di infortunio pervenute all’INAIL da questo tipo di aziende, infatti, sono scese da 6.166 a 4.471, per una flessione del 27,5%.
A rafforzare ulteriormente questo andamento, la fetta considerevole rappresentata dagli incidenti in itinere (quelli stradali accorsi nel tragitto casa/lavoro e lavoro/casa) che – da soli – rappresentano in media, nell’ultimo quinquennio, il 17,5% del totale.
Contenuti – e ugualmente in diminuzione – anche i casi mortali: lo scorso anno sono stati 5 a fronte dei 17 del 2005 (-70,6%).
Anche in quest’ambito gli incidenti in itinere rappresentano – sempre nei cinque anni considerati – una percentuale significativa pari al 36,4%.
In generale, dunque, il rischio infortunistico nel settore chimico italiano è molto limitato, seppure a fronte di una tipologia di lavorazioni che, per la loro intrinseca conformazione, è caratterizzata da un elevato livello di pericolosità.
(Red)