I casi mortali sono 303 (circa un terzo dei decessi denunciati all’Inail da inizio anno e con un’incidenza dello 0,9% rispetto al complesso dei deceduti nazionali da Covid-19 comunicati dall’Iss al 31 agosto), 27 in più rispetto ai dati rilevati al 31 luglio (per lo più distribuiti tra marzo e aprile), concentrati soprattutto tra gli uomini (83,8%) e nelle fasce 50-64 anni (69,3%) e over 64 anni (19,8%), con un’età media dei deceduti di 59 anni. Prendendo in considerazione il totale delle infezioni di origine professionale segnalate all’Inail, il rapporto tra i generi si inverte – il 71,3% dei lavoratori contagiati sono donne – e l’età media scende a 47 anni.
A fare il punto della situazione è l’ottavo report nazionale elaborato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Inail, pubblicato insieme alla versione aggiornata delle schede di approfondimento sui casi registrati nelle 19 regioni italiane e nelle due province autonome di Trento e Bolzano, diffuse con cadenza mensile. Dall’analisi territoriale emerge che più di otto denunce su 10 sono concentrate nel Nord Italia: il 56,1% nel Nord-Ovest e il 24,2% nel Nord-Est, seguiti da Centro (11,9%), Sud (5,7%) e Isole (2,1%). Focalizzando l’attenzione sui contagi con esito mortale, la percentuale del Nord-Ovest rispetto al totale è del 56,4%, mentre il Sud, con il 16,2% dei decessi, precede il Nord-Est (13,2%), il Centro (12,2%) e le Isole (2,0%). Tra le regioni si conferma il primato negativo della Lombardia, con oltre un terzo dei casi denunciati (36,0%) e il 42,6% dei decessi. La provincia più colpita è quella di Milano (11,0%), seguita da Torino (7,9%), Brescia (5,5%) e Bergamo (4,7%), che con 37 decessi, pari al 12,2% del totale, è al primo posto tra le province con più casi mortali, seguita da Milano (8,3%), Brescia (7,9%) e Napoli (6,3%).
Prendendo in considerazione le attività produttive, il 71,2% delle infezioni denunciate e il 23,3% dei casi mortali si concentra nel settore della Sanità e assistenza sociale (che comprende ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche, policlinici universitari, residenze per anziani e disabili), che insieme al settore degli organismi pubblici preposti alla sanità (Asl) porta all’80,2% la quota dei contagi e al 34,0% quella dei decessi avvenuti in ambito sanitario. Seguono i servizi di vigilanza, pulizia, call center, il settore manifatturiero (addetti alla lavorazione di prodotti chimici, farmaceutici, alimentari) e le attività dei servizi di alloggio e ristorazione.
Con la graduale ripresa delle attività a partire dal mese di maggio, si osserva una progressiva riduzione dell’incidenza dei casi di contagio nel settore della sanità e assistenza sociale, che passa infatti dal 71,6% del periodo marzo-maggio al 56,0% di giugno-agosto, e un incremento in quelle attività economiche che, soprattutto nel periodo estivo, hanno avuto una ripresa lavorativa, come i servizi di alloggio e ristorazione (passati dal 2,5% di marzo-maggio, al 4,3% di giugno-agosto, con il 5,0% solo ad agosto) o noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (cresciute dal 4,3% del periodo marzo-maggio al 7,7% di giugno-agosto e al 13,7% nel solo mese di agosto).
La categoria professionale dei tecnici della salute con il 39,7% dei contagi denunciati, oltre l’83% dei quali relativi a infermieri, si conferma la più colpita dal virus, seguita dagli operatori socio-sanitari (20,9%), dai medici (10,2%), dagli operatori socio-assistenziali (8,9%) e dal personale non qualificato nei servizi sanitari.