“L’analisi dei questionari sulla percezione dei rischi – precisa Daniela Sarto, curatrice della pubblicazione insieme a Raffaella Giovinazzo – ha evidenziato, nel complesso, un certo grado di soddisfazione del personale. L’esigenza più sentita è legata al miglioramento delle condizioni di pulizia e confortevolezza dell’ambiente e dei ritmi e carichi di lavoro. Bisogna però stare attenti, perché dopo il rischio elettrico, quello biologico compare al secondo posto tra i pericoli più percepiti nell’ambiente lavorativo, alla pari con lo stress lavoro-correlato, denotando un’elevata sensibilità nei confronti di questo tema sia da parte del personale sanitario che di quello amministrativo”.
In media nel periodo 2001-2011 negli ambulatori Prime Cure Inail sono stati registrati 2-3 infortuni all’anno, la maggior parte dei quali ha interessato il personale dell’area medica e ha avuto luogo in itinere. “Il 12% del totale degli incidenti – precisa Sarto – è risultato invece a potenziale rischio biologico, con la dinamica ‘classica’ degli ambienti sanitari – schizzi di sangue, ferite da taglio con bisturi – a carico soprattutto di infermieri e medici chirurghi”.
“Abbiamo voluto accompagnare il valutatore passo passo nell’applicazione della metodologia proposta e fornire un esempio di quelle che possono essere le ricadute positive – aggiunge Giovinazzo – Al momento le indicazioni disponibili sono riferibili principalmente a realtà ospedaliere e non c’è omogeneità nell’utilizzo delle linee guida, delle buone prassi, delle indicazioni operative reperibili in letteratura sull’argomento. La mancanza di uno standard genera, di conseguenza, notevoli difformità di valutazione e gestione del rischio biologico e non consente la comparabilità dei risultati ottenuti”.