INCA, i dati del lavoro irregolare

I dati delle ispezioni del Ministero del Lavoro, nei primi nove mesi del 2016, confrontati con quelli rilevati da INPS e INAIL. Le dichiarazione del Sindaco di Prato, Matteo Biffoni a tre anni dalla la tragedia del rogo dell’1 dicembre, costato la vita di 7 lavoratori cinesi.

Il Ministero del Lavoro ha ispezionato nei primi nove mesi del 2016 103.348 aziende e ha fatto 5.104 accertamenti in materia di cassa integrazione riscontrando illeciti nei confronti di 57.307 imprese, il 61% di quelle controllate nel complesso. Sono i dati ministeriali sull’attività ispettiva pubblicati ieri, ai quali vanno aggiunte le ispezioni effettuate dall’INPS (22.199 controlli, con 17.037 imprese irregolari) e dall’INAIL (14.716 controlli e 12.978 aziende irregolari, pari all’88% di quelle controllate).

Durante i controlli sono stati trovati 30.416 lavoratori in nero, un dato in aumento dell’8% rispetto allo scorso anno che hanno fatto scattare provvedimenti di sospensione dell’attività nei confronti di 5.483 aziende, a causa di impiego di personale non dichiarato, in misura superiore al 20% rispetto a quello presente durante la visita ispettiva. Sono state riscontrate irregolarità nell’esternalizzazione dei processi produttivi nei confronti di 8.962 lavoratori con un aumento dell’86% rispetto allo stesso periodo del 2015. A queste cifre, fornite dal ministero del lavoro si aggiungono quelle derivanti dai controlli effettuati da INPS e INAIL, che non smentiscono l’alta percentuale delle irregolarità. Per INAIL, su 14.716 aziende controllate, l’88% è risultato irregolare, la verifica ha coinvolto 44.330 lavoratori, compresi quelli in nero. Analogo esito per INPS, che ha ispezionato 22.199 aziende rilevando irregolarità in 17.037 e trovando 17.736 lavoratori irregolari (7.065 completamente in nero).

Più confortanti i risultati che provengono dalla Toscana, anche se lontani da un obiettivo soddisfacente. Il Sindaco di Prato, Matteo Biffoni ha dichiarato “le irregolarità diminuiscono, ma ancora non basta”. “Tre anni dopo la tragedia del rogo dell’1 dicembre, costato la vita di 7 lavoratori cinesi – ha spiegato- in fatto di sicurezza sul lavoro sono cambiate molte cose. I numeri dei controlli effettuati e delle sanzioni comminate lo dimostrano. Il 51% delle aziende oggi risulta in regola. Questi risultati sono il frutto del lavoro degli ispettori regionali, della Procura, della Prefettura, delle forze dell’ordine che voglio ringraziare. Ma io non sono ancora soddisfatto. Le irregolarità sono ancora troppo elevate”.

“Ci sono ancora troppe zone grigie – ha continuato Biffoni – sia in fatto di sicurezza nei luoghi di lavoro sia sul fronte dei professionisti e di un sistema che promuove la nascita di aziende fantasma e, quindi, l’illegalità del lavoro e dell’economia. Perciò non possiamo abbassare la guardia. Ho detto più volte che l’illegalità non è tollerabile e perciò ripeto che sono benvenuti quelli che decidono di investire qui per il loro futuro, ma deve essere chiaro che, per tutti, stranieri e italiani, ci sono regole da rispettare”.
In due anni e mezzo sono state controllate 7.503 aziende straniere su un totale di 7.700, pari al 75%. Solo a Prato sono stati individuati 710 dormitori abusivi, 1.141 impianti elettrici non a norma o fatiscenti, 1.116 macchinari irregolari e 1.489 situazioni igieniche critiche.
“A marzo – ha riferito Renzo Berti, coordinatore regionale del Piano per il lavoro sicuro – si chiuderà la fase straordinaria delle verifiche, ma il lavoro non si concluderà. Con la stabilizzazione degli ispettori, i controlli continueranno ma nel segno di verifiche più raffinate anche in aspetti autorizzativi finora trascurate. Dal 2018 l’obiettivo è quello di entrare in una terza fase, cosiddetta dei controlli ordinari, che non sarà più caratterizzata dall’etnia, ma riguarderà l’intero sistema economico”.

Per il sindaco di Prato “dai numeri che ci raccontano la repressione dobbiamo arrivare a quelli che ci raccontano la prevenzione del fenomeno”.

Fonte: INCA

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