L’ozono, quando si forma negli strati bassi dell’atmosfera, rappresenta un rischio per la salute e per la vegetazione: infatti è un forte ossidante in grado di attaccare i tessuti dell’apparato respiratorio anche a basse concentrazioni, provocando irritazione agli occhi e alla gola, tosse e riduzione della funzionalità polmonare. Le categorie più a rischio, al proposito, sono i bambini, le persone con malattie respiratorie (asma, broncopneumopatie croniche) o soggetti sani che fanno attività fisica all’aperto.
Anche la vegetazione subisce le conseguenze della presenza di questo inquinante, che provoca una riduzione della crescita delle piante e, a elevate concentrazioni, clorosi e necrosi delle foglie, soprattutto delle specie più sensibili.
L’ozono non è emesso da alcuna sorgente, ma si forma in atmosfera – in condizioni di elevata insolazione – in seguito a reazioni tra l’ossigeno e il biossido di azoto con il contributo dei COV (composti organici volatili). Tipicamente, quindi, raggiunge i valori massimi in estate. In Lombardia le zone più colpite sono quelle della Brianza e della fascia prealpina, dove, a causa della brezza di valle, i precursori emessi nelle aree a maggiore urbanizzazione vengono trasportati e, in presenza di luce solare, reagiscono, formando l’ozono stesso.
“Per ridurre le concentrazioni di questo inquinante – spiega Bruno Simini, presidente di ARPA Lombardia – è necessario limitare le emissioni di ossidi di azoto (in particolare, di biossido di azoto – NO2) e dei COV. Tale riduzione deve essere perseguita in modo strutturale, poiché a causa dei caratteristici meccanismi fotochimici di formazione dell’ozono, interventi limitati nel tempo e o nello spazio, possono portare solo a risultati molto limitati se non, localmente, addirittura controproducenti. Perciò, durante gli episodi acuti di inquinamento da ozono, può invece essere utile limitare le uscite all’esterno e l’attività sportiva all’aperto in particolare dalle 12 alle 16.00, ore in cui in genere l’ozono raggiunge i livelli massimi”.